Radio e Coronavirus, cambia il tuo modello di business
Come cambia la radio ai tempi del Coronavirus? Tanto, lo abbiamo visto al primo lockdown e con le nuove restrizioni la musica cambia ancora: ecco come valorizzare il tuo business
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today2 Novembre 2020
Possiamo riconoscere a Guglielmo Marconi la totale paternità di chi ha inventato la radio? No. La nascita della passione che tanto ci accomuna, infatti, non può essere riferita unicamente all’opera di una persona, in quanto è invece il risultato di una serie di piccole evoluzioni che hanno determinato la sua realizzazione più pura.
Per farvi un esempio, è come una escalation tecnica di una ricerca scientifica: ogni piccola scoperta è uno step necessario per raggiungere la completezza di un risultato. Quest’oggi, quindi, facciamo un tuffo profondo nella storia della radio per rispondere finalmente a questa annosa domanda.
Prima di partire per questo lungo viaggio, contestualizziamo temporalmente il tutto. Siamo verso la fine dell’Ottocento, periodo in cui viene più o meno definito l’inizio della storia della radio. In particolare, il mezzo (inteso come trasmettitore a grande distanza di onde elettromagnetiche a propagazione libera) nasce nella 1895, quando un certo Guglielmo Marconi inizia alcuni esperimenti a Villa Griffone, a Pontecchio (Bologna).
Decisivo sarà un test che determinerà l’invio di un segnale telegrafico oltre la collina dei Celestini: in questo modo, Marconi dimostrerà la possibilità di aumentare notevolmente la distanza di ricezione del segnale e di poter trasmettere senza ostacoli ‘naturali’. Il 2 giugno 1896 lo stesso Marconi depositerà il brevetto di telegrafia senza fili in Inghilterra.
Come possiamo notare, non si parla dell’invenzione della radio in senso stretto, più della possibilità di “creare segnale”. La nascita del mezzo radiofonico deve sicuramente molto a Guglielmo Marconi, ma non è l’unica persona da ringraziare. Anche perché gli esperimenti di Marconi si basavano molto su studi e ricerche portati avanti da altre persone in anni precedenti.
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Insomma, la radio è un’insieme di evoluzioni storico-tecniche che hanno permesso al mezzo di realizzarsi in quanto tale. Ma quali sono gli altri nomi importanti grazie ai quali oggi possiamo ascoltare programmi condotti da speaker radiofonici?
Partiamo dal 1886 e da Heinrich Rudolf Hertz, il quale scoprì l’esistenza delle onde elettromagnetiche – riuscendo anche a misurarle. Ma non sarà l’unico in questo campo a determinare un contributo vitale per la nascita del radio: basti pensare ad Augusto Righi (scoprì che l’atmosfera è carica di correnti elettriche), Edouard Branly (inventò il Coherer, un rivelatore e ricevitore di onde elettromagnetiche) e Oliver Lodge (per primo capterà le onde elettromagnetiche a distanza attraverso il vuoto). Tutti insieme, questi nomi formano la schiera dei papà della trasmissione di segnali nell’etere.
Un ulteriore passo in avanti venne fatto nel 1893 in due paesi lontani: in Brasile da Roberto Landell De Moura, in Russia da Alexander Stepanovich. I due di fatto ipotizzarono che fosse possibile trasmettere un messaggio da un punto e a un altro da una distanza molto lunga. Il metodo verrà poi perfezionato da Marconi, ma possiamo asserire che De Moura e Stepanovich hanno messo un ulteriore importante tassello per la trasmissione via etere.
Qualche anno prima, però, alcuni studiosi avevano provato a sperimentare un’ipotesi simile. Ad esempio, nel 1878 in Svizzera in un teatro di Bellinzona venne effettuata una trasmissione “via telefono” dell’opera di Don Pasquale di Donizetti. Questo esperimento prenderà il nome di teatrophon. Tale episodio fu seguito nel 1881 dall’Esposizione Internazionale di Elettricità a Parigi, dove si poté ascoltare in cuffia una commedia rappresentata dal Teatro delle Commedie.
Nel 1889, invece, a Francoforte sul Meno fu trasmessa, sempre via telefono, un’opera lirica a sei chilometri di distanza, mentre negli USA venne trasmesso attraverso una linea telefonica un concerto da New York a Philadelphia. E intanto, sempre nello stesso anno, Theodor Puskàs, un ingegnere, realizzò a Budapest un servizio di trasmissione di notizie chiamato Giornale telefonico ungherese per oltre 200 abbonati di una rete telefonica.
In Inghilterra la radio vivrà diverse evoluzioni a opera di Guglielmo Marconi. Dopo gli esperimenti nostrani, infatti, nel 1897 Marconi fonderà a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company (poi rinominata Marconi Wireless Telegraph Company) e nel 1898 darà vita nell’Essex alla prima fabbrica di apparecchiature radiofoniche. Parallelamente, i suoi esperimenti andranno avanti: nel 1899 riuscì a trasmettere dei segnali radioelettrici oltre il canale della Manica.
A determinare però la notorietà del mezzo primordiale fu l’America’s Cup negli Stati Uniti, dove Marconi fu chiamato come inviato del New York Herald per fare un resoconto telegrafico della gara trasmettendo in tempo reale alla redazione la cronaca dell’evento.
Nel 1900 e nel 1901 sale sul palcoscenico John Ambrose Fleming, un professore inglese di fisica nelle università di Cambridge, Nottingham e Londra, il quale creò il diodo, una valvola termodinamica in grado di trasformare l’impulso elettrico in suono. Fu provata nel 1905 a Berlino: gli ospiti di un palazzo principesco ascoltarono grazie a degli “auricolari” lo svolgimento di uno spettacolo lirico grazie al diodo (sempre attraverso una linea telefonica).
A contribuire ancor di più al perfezionamento del dispositivo ci pensò statunitense Lee de Forest, con l’invenzione del triodo (aggiunse un elettrodo al diodo), brevettato nel 1906 con il nome di audion. Questo step permetterà di rivelare e amplificare i segnali.
Fin qui abbiamo visto che la tecnologia usata si basava sempre su una linea telefonica. Ma quando si è arrivati a una comunicazione di tipo wireless? E qui arriva il momento in cui possiamo parlare di radio in senso stretto. Il 23 dicembre del 1900, infatti, l’ingegnere canadese Reginald Aubrey Fessenden (inventore delle trasmissioni in modulazione di ampiezza AM) riuscì a trasmettere a Cobb Island la voce umana via wireless, anche se solo per la distanza di un miglio.
Qui possiamo affermare che nasce l’embrionale concetto della radiofonia come organo di informazione e intrattenimento. Ma Fessenden non si fermò qui, e alla viglia di Natale del 1906 riuscì ad avere la prima trasmissione radio di musica e intrattenimento transatlantica bidirezionale da Brant Rock. Il programma era composto da un disco di “Ombra mai fu (Largo)” by George Frideric Handel, seguito da Fessenden che suona il canto di Adolph “Adam O Holy Night” al violino e cantando “Adore and be Still” di Gounod. Il tutto chiosato da un passo dalla Bibbia: “Glory to God in the highest and on earth peace to men of good will” (Luke 2:14). Il pubblico era composto principalmente dagli operatori radio di bordo lungo la costa atlantica.
Alla particolare “corsa alla voce” partecipò anche l’Italia, rappresentata nel 1908 da Quirino Majorana, direttore dell’Istituto Superiore delle P.T., che a Roma fece esperimenti di trasmissione in fonia collegando l’Istituto con il Forte di Monte Mario e successivamente il Forte di Monte Mario con Anzio, l’isola di Ponza e l’isola di La Maddalena (circa 300 Km); nel 1909 inoltre effettuerà un collegamento tra Roma e Trapani (circa 500 Km).
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No, ovviamente. Per adesso, però, fermiamoci qui, in quanto abbiamo una risposta abbastanza importante su chi ha inventato la radio. Ovviamente, se volete approfondire l’argomento, vi consigliamo di leggere libri e trattati storici che analizzino il tema in maniera decisamente più approfondita e dettagliata. Oggi, intanto, abbiamo compreso che la Radio è stata possibile grazie a un enorme lavoro di squadra.
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Angelo Andrea Vegliante
Questo articolo trae ispirazione da un capitolo de “La (web) radio che non muore mai”, tesi specialistica all’Università di Roma Tre in “Informazione, editoria e giornalismo” di Angelo Andrea Vegliante. Le fonti del testo sono: Giorgio Simonelli, “Cari amici vicini e lontani. L’avventurosa storia della radio”; Gian Carlo Corazza, “Marconi e l’invenzione della radio“; Biblioteca Salaborsa, “Esperimenti di Guglielmo Marconi con le onde radio“; Wikipedia; McGill.ca.
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Scritto da: Angelo Andrea Vegliante
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today27 Ottobre 2020
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