Che radio e podcast fossero due mondi separati lo avevamo fatto già intendere in alcuni dei nostri articoli. Basti pensare, ad esempio, al nostro scritto riguardante “Alex, Inc“, una serie tv statunitense di Zach Braff che vede l’attore nei panni di un podcaster. Lungo tutto l’arco narrativo – durato solo una stagione -, il protagonista, Alex appunto, svelerà alcuni dei principi base del podcasting, che rendono questa dimensione diversa dalla radiofonia.
Radio e podcast, quali sono le differenze?
Quest’oggi, nel raccontare le quanto radio e podcast siano diverse, ci rivolgiamo a chi lavora con la voce. Di fatto, non tutti gli speaker possono essere podcaster, e non tutti i podcaster possono essere speaker. Tuttavia si può imparare, tenendo a mente le 3 differenze principali tra i due universi.
1 – La durata di un intervento
Partiamo dalle basi. Generalmente, nella radiofonia, ci sono due ordini di idee per far intervenire uno speaker: in una realtà talk, dove la voce ha maggiore minutaggio di espressione; in una realtà di flusso, la cui concede allo speaker interventi di massimo un minuto. Per i podcast, invece, non c’è una vera e propria regola fissa: possiamo incontrare prodotti di 3 o 20 minuti, dipende da una serie di fattori e scelte che l’ideatore decide di optare.
2 – Come affrontare un argomento
La similitudine tra radio e podcast risiede nel tema da portare avanti durante la trasmissione, la differenza è il come. Uno speaker radiofonico, infatti, dovrà sottostare ad alcune leggi aziendali: ripetizione del nome dell’emittente, dare informazioni sull’ora, raccontare una storia in un minutaggio ben definito, usare la pubblicità come metro di misura e molto altro. I podcaster, invece, non hanno nulla di tutto ciò. Visto che molti sono voci amatoriali vere e proprie, affrontare un argomento in formato podcast significa essere un po’ direttori artistici di se stessi. In funzione di questo, infatti, è il podcaster stesso a decidere cosa serve per parlare di un determinato tema, quanto tempo ci vuole, quali riferimenti siano i più appropriati. E non è detto che queste caratteristiche restino ancorate a ogni puntata, ma possono variare.
3 – La base musicale
Quando pensiamo ai podcast, dobbiamo immaginarli come ai messaggi vocali che inviamo su Whatsapp ai nostri amici: veri e propri monologhi con l’obiettivo di snocciolare consigli, storie e pareri su determinate tematiche. E, come per Whatsapp, anche nel podcasting il tappeto sonoro è ‘una cosa in più’, non tutti i podcaster lo usano, non è una condicio sine qua non. Insomma, la sonorità è una componente di secondo piano, mentre nella radio è tutto: il ritmo della voce dello speaker è scandito dalla ritmicità della musica, ad esempio, così come quando la voce si trova a parlare su intro e outro.
Esistono altre differenze?
Sei uno speaker radiofonico o un podcaster e, a tuo avviso, esistono altre differenze su cui possiamo argomentare? Scrivici nella nostra pagina Facebook e al tuo commento risponderemo con un articolo.
Articolo a cura di Angelo Andrea Vegliante
I commenti sono chiusi.