Esiste una data cerca che confermi la nascita delle web radio? La risposta è semplice: no. E per varie motivazioni. Primo: gli operatori di settore hanno diverse opinioni al riguardo. Secondo: il fenomeno delle web radio è, ancora oggi, visto con molto sospetto, come se fosse un’evoluzione che, per principio, non s’ha da fare. Terzo: c’è ancora una grave penuria legislativa.
Consci di questi fattori, abbiamo comunque fatto delle ricerche per avere – quanto meno – alcune informazioni in merito, prendendo in esame gli Stati Uniti d’America e l’Italia.
La nascita delle web radio: Stati Uniti d’America
Secondo l’Associazione Web Radio Italiane WRA (Web radio associate), la nascita delle web radio negli USA si potrebbe collocare tra il 1992 e il 1993. Carl Malamud (in foto), attivista di Internet, futuro professore al MIT di Boston, tramite il progetto Internet Talk Radio, talk show radiofonico fruibile tramite web, intervistava settimanalmente esperti di informatica.
Le trasmissioni avvenivano negli studi di KRFC AM 1313, emittente radiofonica della San Francisco Bay, all’indirizzo web archives.krfc.com (oggi non più esistente, ma i cui audio sono ritrovabili su in un archivio online). Il pubblico online familiarizzava con i primi formati denominati podcast, registrazioni delle dirette messe a disposizione di tutti.
Secondo alcuni, però, questa prima fase avrebbe dato la luce al podcasting. Mentre dobbiamo aspettare il 1995 per la trasmissione in internet live vere e proprie. La Progressive Networks, oggi RealNetworks Inc., azienda fondata da Rob Glaser, realizzò il primo release del software RealAudio, seguita immediatamente da Nullsoft e Microsoft, che realizzarono a loro volta player per usufruire dei contenuti in streaming. Da qui in poi cominciarono a nascere le prime emittenti sul web.
La nascita delle web radio: Italia
L’avvento delle prime web radio in Italia è datato tra il 1997 e il 1998. Il nuovo mezzo di comunicazione, però, non viene accolto come medium all’avanguardia. Questa diffidenza culturale ha portato ad una situazione già vissuta durante la nascita delle radio libere: le web radio restano prive di una qualsiasi regolamentazione. Ma nel 2005 qualcosa cambiò.
Il Ministero delle comunicazioni riconobbe le web radio, preferendo però attendere una normativa europea al riguardo. L’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), invece, prese una posizione in merito, definendo chi esercitava l’attività di Webcasting come dei normalissimi Fornitori di Contenuti attraverso Rete Telematica, differenziandoli però in quanto produzione nel web dall’attività radiofonica in sé, disciplinata come l’emittente con regolare frequenza terrestre o satellitare. In poche parole, legislativamente parlando, la web radio non rientra nel quadro radiofonico italiano.
Attualmente in Italia esistono diverse realtà che catalogano le web radio italiane. Come l’Associazione Aeranti – Corallo, che “rappresenta le imprese radiofoniche e televisive locali, analogiche e digitali, satellitari, via Internet”; c’è anche l’Associazione RadUni, che raccoglie le web radio universitarie al fine di “portare in Italia l’esperienza della radiofonia universitaria”; infine, abbiamo Web Radio Italiane, che fornisce un’ampia catalogazione delle emittenti nella Rete.
Secondo Bertoglio di Libero, basandosi si un rilevamento del 2013, in Italia esistono oltre 200 emittenti attive, con un pubblico variante tra gli 8 e i 150 mila ascoltatori (escludendo le web radio delle emittenti più conosciute in FM).
La storia finisce qui?
Non è ancora detto. Anzi, la nostra ricerca non è ancora conclusa. Come fossimo degli archeologici, continueremo a scavare in cerca di nuove informazioni riguardo la nascita delle web radio. E chissà, magari un giorno scopriremo qualcosa che arricchirà ancora di più le nostre conoscenze.
Articolo a cura di Angelo Andrea Vegliante
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