A che servirebbe una radio all’avanguardia con strategie di marketing vincenti se venisse meno la condivisione di un momento?
Era un giovedì sera di tanti anni fa, eppure sembra ieri. Papa Giovanni XXIII probabilmente non sapeva che avrebbe cambiato la storia della chiesa ed anche, secondo la nostra personalissima visione, della radio.
In quel lontano 1962, il Papa si affacciò in Piazza S. Pietro e, durante quello che è passato alla storia come Discorso della Luna, disse “Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: Questa è la carezza del Papa”. Perché queste parole così potenti per i fedeli hanno stravolto anche il corso della radio? La risposta è facile: emozioni. Basta provare ad immedesimarsi solo per un attimo in un uomo o in una donna di quegli anni. Certamente non era così fattibile per tutti fare una capatina a Roma, sentire il discorso del Papa e tornare a casa. Bastava una radio però a chi non era lì fisicamente con il naso rivolto all’insù. Veniva così regalato ad una famiglia, una giovane coppia o un gruppo di amici un modo per essere lì in Piazza. Perché la radio è questo. La gente avrebbe potuto leggere la notizia sui giornali, o ne avrebbe parlato con persone lì invece presenti. Ma non sarebbe arrivato nulla ai loro cuori. Invece da quell’apparecchio fuoriuscì una voce, la Sua voce. La tecnologia potrà anche aver cambiato il modo in cui la gente arriva alla radio, ma non cambierà mai il modo in cui la radio arriva alla gente.
La svolta di Chiamate Roma 3131
Il messaggio di queste semplici parole è che ciò che distingue la radio da qualsiasi altro mezzo d’informazione è la trasmissione delle emozioni. Non è una frase fatta o uno slogan pubblicitario. Per esempio, quando guardiamo un bel film, che sia commovente o spaventoso, questo ci regala emozioni. Ma dubito fortemente che potremmo emozionare il film, o regalargli momenti indimenticabili. La nostra presenza, ai fini del messaggio che il film vuole trasmettere, è irrilevante. Ma nella radio no. Lì la trasmissione delle emozioni si muove in entrambi i sensi. Il coronamento di questo pensiero si ebbe con il programma “Chiamate Roma 3131”. Tale format, ideato da Adriano Magli e Luciano Rispoli, andò in onda per circa cinque anni consecutivi (dal 1969 al 1974) per poi essere rispolverato sul finire degli anni settanta con un altro titolo. I conduttori che si alternarono ai microfoni furono Gianni Boncompagni, Federica Taddei, Luca Liguori, Franco Moccagatta e Paolo Cavallina.
Il format
L’idea semplice ma rivoluzionaria del programma prevedeva l’apertura dei microfoni agli ascoltatori, che potevano così chiamare e parlare in radio di tematiche varie senza filtri. Si consolidò così la storia d’amore tra speaker ed ascoltatore. E’ da quel momento che, ancora oggi, anche un viaggiatore notturno e solitario, accendendo la radio, può ritrovare sollievo e compagnia. Ecco perché ascoltiamo la radio, ecco perché la radio non finirà mail. Il suo percorso, la sua evoluzione camminano di pari passo con le nostre emozioni. D’altronde a che, anzi a chi servirebbe una radio all’avanguardia con strategie di marketing vincenti se venisse meno la condivisione di un momento? Questa è la differenza con ogni altro mezzo d’informazione: lo speaker diventa ascoltatore e l’ascoltatore diventa speaker. La cosa importante sarà, grazie ai servizi di Consulenza Radiofonica, mantenere accesa questa fiamma e trovare sempre il tempo per i problemi di uno sconosciuto che chiama da lontano.
Consulenza Radiofonica – La Professionalità On Air
Articolo a cura di Francesco Sartori.
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