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Come la legge italiana (non) riconosce le web radio

today21 Marzo 2019

Sfondo

Dopo aver delineato una panoramica sulla nascita delle web radio, al fine di capirne l’evoluzione, è bene porsi un’altra domanda: come sono riconosciute le web radio dalla legge italiana? È un concetto nevralgico, poiché una denominazione legislativa di qualsiasi tipo determina regolamentazioni atte a non violare una serie di regole. Tuttavia, dipende da come un qualcosa viene definito dalla legge stessa, e ciò vale anche per le emittenti web.

Legge italiana: cosa dicono il Ministero delle Comunicazioni e l’AGCOM?

Indubbiamente, per comprendere come le web radio siano regolamentate dalla legge italiana, bisogna andare a capire cosa ne pensano gli attori principali: il Ministero delle Comunicazioni e l’AGCOM. Facciamoci aiutare dal sito di WRA (Web Radio Associate), associazione di categoria delle Web Radio italiane. In un articolo abbastanza esaustivo, riusciamo ad avere qualche risposta su quale sia la situazione attuale per la radiofonia online: non esiste nessuna argomentazione in materia.

Facciamo un passo alla volta. Abbiamo già documentato quanto il ritardo culturale del Bel paese abbia provocato un freno iniziale all’entrata in scena della web radio italiane. Tutt’ora, questo nuovo mezzo di comunicazione non è visto come un medium all’avanguardia, ma più come una palestra o un semplice sfogatoio, limitandone migliorie e sviluppi ulteriori. Situazione simile vissuta nel periodo delle radio libere.

In questo contesto, vi è una vera e propria falla della legge italiana, se così possiamo definirla. Effettivamente, l’assenza di una regolamentazione per le web radio mina la definizione delle stesse. Basti pensare che il Ministero delle Comunicazioni riconosce le emittenti web e tale assenza legislativa, senza però determinare i presupposti per una concreta trasformazione – a cui si accompagna il silenzio delle normative europee. Invece, l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha provato a prendere posizione, definendo chi esercita l’attività di Webcasting dei normalissimi fornitori di contenuti attraverso rete telematica, differenziandoli però in quanto produzione nel web dall’attività radiofonica in sé, disciplinata come l’emittente con regolare frequenza terrestre o satellitare. Tutto ciò viene confermato nella sezione del sito AGCOM apposita. In poche parole, legislativamente parlando, la web radio non rientra nel quadro radiofonico italiano.

Il non-regolamento: conseguenze e paradossi

legge italiana-web radio-legge italiana sulle web radio-emittente web-emittente online-cosa dice la legge italiana sulle web radio-consulenza radiofonicaE, fin qui, ognuno di noi potrebbe desumere che si tratti semplicemente di una quisquilia burocratica da non tenere in considerazione. Purtroppo non è così. Con l’esplosione del fenomeno radiofonico online, molte emittenti hanno deciso di replicare un tratto distintivo delle grandi realtà: irradiare musica coperta da diritto d’autore. Solo che, non essendo riconosciute nel sistema radiofonico in tutto e per tutto, le web radio devono rispondere a una non-regolamentazione, che – sempre come riporta WRA – “stabilisce: 1) Iscrizione alla Camera di Commercio, Iscrizione al R.O.C. e Licenza Siae nel Caso di Attività Commerciale; 2) Costituzione di Associazione, Iscrizione al R.O.C. e Licenza Siae nel caso di Attività Amatoriali, Istituzionali etc etc. Non sono previste, quindi, attività di persone fisiche”. Un paradosso abbastanza concreto, che in alcuni casi può comportare conseguenze onerose.

La questione del diritto d’autore

Nella sezione FAQ di WRA si parla proprio di questo. “Non essere riconosciuti dal Ministero delle Comunicazioni – si legge – comporterebbe l’esclusione da eventuali contributi o legittimare ‘qualcuno’ un giorno a far chiudere le web radio cosi come successe anni fa con le emittenti locali. Come già osservato, ci sarebbero problemi fiscali ma sopratutto, cosi facendo si sbloccherebbe il famoso ‘business’ che ancora dorme. Gli investitori al momento non vedono di buon occhio la Web Radio anche per la mancanza di ufficialità”.

E qui arriva il nocciolo della questione: se le web radio non sono riconosciute nell’ampio calderone dell’emittenza radiofonica, perché bisogna pagare SIAE e SCF? “Paradosso. La Legge 633/41 negli articoli che vanno dal 72 al 79 riconosce il diritto d’autore e connesso e specifica che le emittenti radio televisive che trasmettono via etere, satellite e via cavo sono soggette al pagamento di tali diritti. La Web Radio attualmente non è riconosciuta come emittente radio televisiva, quindi le Web Radio potrebbero tranquillamente bypassare Siae/Scf. Il motivo però per cui viene richiesta una licenza è riferita solo al fatto che è il Sito Internet ad offrire musica“. Tant’è che, nel 2016, una nota web radio milanese finì sotto stretta sorveglianza della Guardia di Finanza per aver violato il diritto d’autore.

Attenzione: questo articolo non vuole sostituire le attività di consulenza legale in materia, ma l’intenzione è sensibilizzare l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori a una maggiore attenzione sul tema. Così è auspicabile la creazione di una regolamentazione dettagliata che aiuti il futuro delle web radio.

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Articolo a cura di Angelo Andrea Vegliante

Scritto da: Angelo Andrea Vegliante

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