La Radio DAB sarà presto una realtà consolidata in Italia, e i prossimi mesi saranno cruciali per la sua diffusione in tutta il Paese. Dopo le numerose avvisaglie avute negli scorsi anni, la Digital Radio Broadcasting (come anche come Digital Radio o DAB+) porterà un mutamento profondo nel mercato dell’emittenza radiofonica nazionale. E ciò inficia non solo sulle aziende più blasonate, ma riguarda anche realtà FM e web.
Che cos’è la Radio DAB?
Prima di comprendere meglio quanto la Digital Radio potrebbe risultare attrattiva anche per le aziende medio-piccole, partiamo dall’inizio. La Radio DAB è una tecnologia digitale presente in Europa da diverso tempo: basti pensare che le prime sperimentazioni risalgono al 1995, ma in Italia si è giunti a una vera e propria pianificazione solamente nel 2019. Un ritardo complesso da gestire, dovuto probabilmente dal timore di uno switch off dell’FM, che al momento non si è ancora palesato.
Come tutte le tecnologie, anche la DAB ha pregi e difetti: tra i vantaggi abbiamo la qualità dell’audio, le illimitate frequenze, il risparmio energetico, la comparsa di immagini e testi e la possibilità di creare nuovi canali radiofonici; tra gli svantaggi ci sono i prezzi ancora troppo incerti e, in alcuni casi, proibitivi per il consumatore e una copertura ancora poco capillare a livello nazionale.
Leggi anche: Emittenti locali crescono: Radio Vida Network sbarca in dab+
La Radio DAB conviene?
È ancora presto per asserire con estrema certezza che la Digital Radio abbia portato enormi benefici al settore, in Italia siamo ancora agli albori di una tecnologia accolta con forte scetticismo e spaesamento. Nulla da biasimare, ogni cambiamento comporta un salto nel buio, purché sia ben calcolato e non porti la radiofonia italiana a perdere punti rispetto agli altri media.
Al momento però c’è un aspetto molto interessante che la Digital Radio Broadcasting ha comportato: la nascita di consorzi radiofonici uniti proprio da questa tecnologia. Di fatto, nel corso degli ultimi 20 anni circa, sono fiorite vere e proprie aggregazioni di aziende per aiutarsi nella gestione, pianificazione e introduzione di questa nuova fase storica. Tra i consorzi più noti, abbiamo DAB Italia, C.R. DAB, EuroDAB e Rai Way. Da qui, comprendiamo che le realtà più blasonate hanno già mosso i primi passi per sfruttare il nuovo strumento.
Tuttavia, al di là del consorzio, perché le emittenti regionali, locali e digitali dovrebbero far uso del DAB? Prendendo in considerazione le FM, i vantaggi sembrano essere variegati: avere un device in più grazie al quale raggiungere più ascoltatori, con conseguente ampliamento dell’utenza verso zone in cui la tecnologia FM non riuscirebbe mai ad arrivare. Inoltre, i costi – che possono essere suddivisi con i consorziati – sembrano veramente accessibili: in base ai dati diffusi dal CEO di Consulenza Radiofonica, Alfredo Porcaro, per coprire Roma e le province del Lazio servirebbero 400 euro al mese, mentre per Torino e Cuneo tra i 200 e i 400 euro.
Per quanto riguarda la web radio? In questo caso il discorso è piuttosto complesso, in primis perché per un’emittente digitale è difficile entrare in un consorzio. Per questo motivo, il nostro consiglio è di rivolgersi a un legale del settore, che sicuramente potrà aiutare a sbrogliare il bandolo della matassa.
Leggi anche: Scopri i servizi di consulenza per le radio del nostro team
I commenti sono chiusi.