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L’intelligenza artificiale non è una scusa per sostituire lo speaker

today22 Agosto 2023

Sfondo

L’intelligenza artificiale è arrivata in radio, e questo lo sappiamo. Sono numerose le storie che abbiamo raccontato riguardo all’esodo dell’IA nel mondo radiofonico. Pensiamo ad esempio a Radio GPT, un software il cui algoritmo genera discorsi realistici e diversi tipi di contenuto capaci di confezionare un palinsesto. Oppure al Future Hits Live 2023, dove l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per creare la sigla di apertura dell’evento di Radio Zeta.

E ancora, l’esperimento di Manuela Doriani che su Gaymas, emittente di Maspalomas, si fa accompagnare da Lola, un’intelligenza artificiale messa in campo come speaker, mentre lei continua a mixare dischi. E infine la stazione KBFF Live 95.5 di Portland capace di lanciare una trasmissione basata esclusivamente sull’IA, senza voci puramente umane. Sono tutti nefasti campanelli d’allarme?

L’intelligenza artificiale cambierà la radio?

Restiamo per un atto sul caso di Portland. La realizzazione di un programma interamente condotto da un’intelligenza artificiale sembra il primo passo verso un licenziamento di massa del personale. Secondo quanto riporta TGCOM però, Phil Becker, vicepresidente esecutivo di Alpha Media, ha dichiarato che la conduttrice Ashley Elzinga, che ha prestato la sua voce per l’IA, non sarà licenziata, e il suo stipendio non cambierà. Ma ancora per quanto?

È innegabile che sostituire l’uomo con la macchina ha i suoi vantaggi per l’imprenditore, che può usare uno strumento che non ha le stesse esigenze di una persona. Un risparmio di costi notevole se ci pensiamo, ma a quale prezzo? E soprattutto, sostituire la macchina con l’uomo è veramente un investimento da imprenditore di successo?

Sono domande a cui il tempo potrà darci l’effettiva risposta, ma è proprio guardando al passato che possiamo trovare una risposta: l’industrializzazione della società infatti ha portato enormi benefici alle nostre vite, visto che ad esempio molti lavori fisicamente usuranti sono stati delegati alle macchine. In parte, c’è stato anche un ricambio che ha permesso di non perdere la forza lavoro, quel capitale umano necessario.

Eppure l’introduzione dell’IA cambia leggermente le carte in tavola, perché ora le macchine entrano nel campo della creatività, un concetto che dovrebbe essere esclusivo della natura umana. Se a favore dunque le macchine sono state un beneficio per l’uomo, permettendoci di sviluppare le nostre competenze su altri lavori, di contro è chiaro che sembra di essere nei primi minuti di una puntata di Black Mirror, quando ancora non abbiamo consapevolezza del possibile problema.

Il dibattito centrale è ovviamente sul contenuto: quanta umanità può dare una macchina in un contesto dove le emozioni e i sentimenti sono tutto? Finora la risposta sembra abbastanza chiara è scontata: nel lungo periodo, una radio fatta da una macchina senza empatia non può vincere; sicuramente può creare un interesse iniziale, ma quanto è sostenibile per un’impresa che si basa sulla creatività?

Leggi anche: E se il divismo esistesse anche in radio?

speaker radio intelligenza artificiale

Il ruolo dell’imprenditore sull’intelligenza artificiale in radio

La partita a scacchi tra l’intelligenza artificiale e la radio non si gioca solo sul campo del conduttore radiofonico – che deve essere comunque in grado di migliorare quelle competenze e potenzialità tipicamente umane. Ma la guerra viene condotta dallo stesso imprenditore, che deve decidere cosa vuole fare della sua azienda e come gestire il proprio capitale umano. Parliamoci chiaro: un imprenditore è tale grazie alle persone che lavorano all’interno della sua azienda. Se viene presa la decisione di investire totalmente su una macchina, abbandonando il fine ultimo che la radio gioca nella società, siamo di fronte a un imprenditore di successo?

Domande, dubbi e perplessità che tirano in ballo argomenti aulici, come l’etica, la moralità e il diritto al lavoro. Quanto una novità può essere così dirompente da indurre nell’imprenditore la voglia e l’idea di sostituire l’essere umano? Forse sarebbe bene fare attenzione a una questione: il capitale umano è formato da persone, con le proprie storie e il proprio vissuto, che non possiamo sostituire così facilmente in un contesto creativo.

Perché sono le persone a fare la radio, non la tecnologia stessa. E lo abbiamo visto anche con l’avvento di metodologie di comunicazione che condividono molto con l’impianto radiofonico: dalle web radio ai podcast, passando per Clubhouse, sono molti i contesti nei quali la natura creativa umana legata all’ambientazione radiofonica si è sviluppata, proprio perché ci sono di mezzo emozioni e sentimenti.

Perché, alla fine, un ottimo imprenditore lo sa: dirigere un’azienda non vuol dire solamente monetizzare, ma anche investire e consegnare un prodotto. I numeri sono importanti, ma non sono l’unica cosa, poiché comunque dipendono dalla riuscita del servizio. E quindi l’intelligenza artificiale in radio non può diventare una scusa per risparmiare e mettere da parte il capitale umano, per il semplice gusto di voler risparmiare i propri investimenti e scegliere la via più facile. La verità è che la radio è un’azienda che si crea sulle difficoltà, sull’impatto emotivo che solo l’essere umano può dare. Ed è un investimento da proteggere!

Leggi anche: Il direttore di una radio (e non solo) deve essere un leader, non un capo

Scritto da: Angelo Andrea Vegliante

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