Molto spesso mi capita di essere contattato per l’avvio di un’emittente. La progettazione, la creazione e lo studio di una nuova realtà è sempre un processo che accolgo con grande sfida ed entusiasmo da condividere con tutti i miei collaboratori. La maggior parte delle volte, fatti i dovuti e freddi calcoli economici, la realizzazione di questa nuova emittente rimane un sogno. Dei pochi eletti che rimangono solitamente tutti vogliono sbarcare in Fm, alcuni si convertono al web e solo il 10% conclude il progetto.
Un lavoro che comincia bene
Una volta assodata la differenza di mezzi di divulgazione della radio Fm/Dab/Web o solo Web, inizia la progettazione. Il modello aziendale da seguire nel primo caso (Fm/DaB/Web) è chiaro alla maggior parte dei futuri editori, anche se molto spesso con congetture vecchie di 40 anni ma facilmente “ammodernabili”.
Sfatiamo miti e leggende
I veri ostacoli arrivano con i progetti esclusivamente digital. Per primi ci sono i soggetti convinti che entro qualche mese tutta la radiofonia italiana e mondiale passerà dal web. Nulla di più lontano dalla realtà come dimostrano le innumerevoli attivazioni dei consorzi Dab in Italia e la salute degli impianti fm. E’ vero che l’infrastruttura fm ha perso negli anni valore economico ma non ci sono in progetto spegnimenti di impianti o dismissioni di postazioni da far pensare ad un totale abbandono dello spettro fm.
Addirittura c’è chi sostiene lo spegnimento nel 2024 e parliamo di divulgatori scientifici di una certa importanza ma non perfettamente informati; basta guardare questo video
La vera lacuna: la progettualità imprenditoriale
Ma il vero problema di chi fa radio esclusivamente sul web è la mancanza di progettualità imprenditoriale; so che con questa dichiarazione attirerò le ire di molti: di chi sostiene che la radio è un hobby, uno svago o un semplice passatempo. Bene… lo dichiaro subito: non mi rivolgo a voi ma a chi della radio ne vuol fare un’impresa così come una qualsiasi start up on line, una pizzeria in via del Corso a Roma o un centro fitness a Firenze.
Per aprire queste ultime attività ci sono dei corsi di formazione obbligatori per legge da seguire, delle iscrizioni da effettuare, insomma delle regole per essere a posto con la parte burocratica, legale ed amministrativa. Per la webradio professionale non funziona così ed è un mancanza notevole, perché la maggior parte di chi sia via su questo percorso pensa di essere in regola pagando esclusivamente i diritti d’autore e diritti connessi.
Un modello d’impresa e di riferimento
La vera problematica è la totale mancanza di un modello di impresa e l’elevata accessibilità al mezzo ad una gran parte della popolazione che pensa che con poca spesa (7/8000 €) può creare la sua radio ed incassare migliaia di euro nel giro di pochi mesi. Ritornando all’esempio della pizzeria o del centro fitness con 7/8000 € forse non ci si affitta neanche il locale commerciale.
La radio va considerata al pari di una qualsiasi attività commerciale punto e basta!
La quasi totale mancanza di associazioni di categoria è un vero e serio problema. Per le emittenti fm ci sono varie associazioni che si occupano di tutelare le aziende, per il web si fati a crearne 1 di caratura nazionale e con potere. Altro serio problema è la mancanza di formazione e competenza anche di chi lavora in enti pubblici e società che dovrebbero chiari dei dubbi legati ad aperture, licenze e diritti ed invece molto spesso gli uffici territoriali ne sanno meno di chi vuole avviare la sua radio.
Rivediamo norme e sistemi
Quello che preoccupa maggiormente chi vuole attivare la sua radio web sono i pagamenti dei diritti d’autore ed i diritti connessi. Sento dibattiti su questa annosa questione da anni e la domanda tra gli editori, soprattutto quelli che lo fanno per hobby, è sempre la stessa: mi è arrivata la comunicazione da Lea/Sia/Scf/ItsRight ma devo pagare anche loro? Io sorrido: ” Si, devi pagare”! La vera questione da affrontare è: chi è in grado di sedersi al tavolo con queste società e trattare per un accordo? Quanto ancora bisogna rimandare?
Le norme in merito alle webradio andrebbero riviste e modificate quanto prima per tranquillizzare tutti e fare chiarezza in un settore della radiofonia italiana che viaggia tra ombre e luci.
Per fortuna c’è chi ha creduto, progettato e realizzato, con noi, in proprio o con altre società, realtà radiofoniche web di importanza e con fatturati in crescita da anni. Penso ad emittenti come Radio Tausia, DeejayFox Radio o All Music che conosco da vicino e so con certezza avere una solidità imprenditoriale.
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Articolo a cura di Alfredo Porcaro
C.e.o. di Consulenzaradiofonica.com
Consulente per emittenti radio fm, digital e brand-radio
Docente e formatore radiofonico