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La radio nel cinema

today10 Ottobre 2022

Sfondo

Il cinema e la radio sono sempre stati considerati due mondi contrapposti e inconciliabili. Questo perché il primo basa tutta la sua forza sulla spettacolarità delle immagini, giovando del grande schermo (e di nuove tecnologie negli ultimi anni, come le proiezioni in 3D). La seconda, invece, si concentra unicamente sulla voce e sulla parola, dovendo far fronte con il racconto all’assenza dell’immagine… il che potrebbe costituire un limite, ma anche una forza. Essere ascoltatori ci permette di essere noi stessi gli inventori delle immagini da collegare alle parole che ascoltiamo, e non solo spettatori passivi di uno scenario già pensato per noi. Tuttavia, nonostante l’essere due mondi in apparenza opposti, la radio e il cinema hanno in realtà molto in comune, come dimostrano i numerosi film dedicati alla radiofonia.

Le origini

Il primissimo punto di contatto tra i due media risale indubbiamente all’anno di nascita: il 1895. In quella data, mentre i fratelli Lumière sconvolgevano il ‘Cafè Des Capucines’ di Parigi con i loro primi cortometraggi, il ventunenne Guglielmo Marconi trasmetteva, per la prima volta, un segnale in codice a circa 2 km di distanza dalla stazione di emissione. Non si trattava ancora di vere proprie trasmissioni radiofoniche. Tuttavia, già facevano la loro prima comparsa due mass media che poi avrebbero segnato profondamente la storia del XX secolo. C’è qualcosa di sottile che unisce radio e cinema, un insieme di coincidenze storiche e di rapporti di forza che, negli anni, hanno visto questi due media vicini.

Quando il cinema parla di radio

Senza dubbio la radio influenza la storia del cinema, a discapito della tesi universale che sostiene, invece, l’assoluta superiorità del cinema sul mezzo radiofonico. Anche perché, se la radio fosse davvero “figlia di un Dio minore”, allora come giustificare la volontà di registri del calibro di Woody Allen di portare sul grande schermo la magia del mezzo radiofonico? Non sono poche le pellicole  che hanno aiutato a dipingere l’immagine della radiofonia anche nella rappresentazione cinematografica. Emerge un file Rouge, però, tra tutte queste pellicole: la radio vista come uno strumento di manipolazione delle conoscenze altrui.

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Radio come simbolo di libertà

Esiste, tuttavia, una precisa categoria di film che rappresenta la radio come strumento di libertà. Tra questi, ci sono tre film italiani incentrati sull’epopea della radio libere negli anni ’70 e sul ruolo sociale che la liberalizzazione dell’etere ha significato per l’Italia. Parliamo di “Radiofreccia“ di Luciano Ligabue; “I cento passi“ di Marco Tullio Giordana; “Lavorare con lentezza“ di Guido Chiesa.

Radiofreccia

Radiofreccia ,film

Film del 1998, con Luciano Ligabue al suo esordio dietro la macchina da presa. Egli, con l’aiuto di Antonello Grimaldi, dipinge con immagini e parole la vita di un piccolo centro di provincia lontano dalle manifestazioni e dalle bombe. È la sera del 20 giugno 1933. Diciotto anni dopo essere stata aperta, Radiofreccia (originariamente Radio Raptus) chiude le trasmissioni. Bruno Iori, fondatore e deejay, decide di raccontare come è nato il nome con cui l’emittente è ora nota. Per farlo, descrive com’era la vita in una cittadina emiliana a metà anni Settanta, con gli amici che facevano gruppo anche se avevano caratteri diversi e differenti visioni della vita e con gli amori, le delusioni, gli incontri della vita quotidiana.

I cento passi

i cento passi, film

Film del 2000 diretto da Marco Tullio Giordana, dedicato alla vita e all’omicidio di Peppino Impastato, attivista impegnato nella lotta a Cosa nostra nella sua terra, la Sicilia. Il giovane Impastato scriveva articoli che lo resero malvisto agli occhi della criminalità;  soprattutto egli fondò ‘Radio Aut’, con cui attaccava e prendeva in giro la mafia, in particolare il capomafia del suo paese Gaetano Badalamenti, “don Tano”. Il titolo del film prende il nome dal numero di passi che occorre fare a Cinisi per colmare la distanza tra la casa della famiglia Impastato e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Il film rese note al grande pubblico la storia e la tragica fine di Peppino Impastato, che fino ad allora erano passate inosservate in quanto Impastato venne ucciso il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro.

Lavorare con lentezza

Lavorare con lentezza - Film (2004)

FIlm del 2004 diretto da Guido Chiesa e da lui stesso sceneggiato assieme al collettivo ‘Wu Ming’. Tra gli interpreti gli attori Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea. Il film è ambientato nella Bologna degli anni settanta, durante gli anni segnati dall’austerità economica, dal terrorismo e dalle stragi, in cui s’intrecciano le vicende di due ragazzi di periferia a quelle che animarono il cosiddetto Movimento del ’77. Il tutto sulle onde di ‘Radio Alice’, la prima importante emittente bolognese.

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Radio come nostalgia del passato

Infine, bisogna necessariamente considerare la presenza di un altro grande filone sulla ‘radio rappresentata nelle pellicole cinematografiche’: quello che la vede come strumento di sguardo nostalgico verso il passato. Ne sono esempi “Radio Days“ di Woody Allen e “Radio America“ di Robert Altman, che raccontano ‘i giorni della radio come specchio in epoca lontana e perduta’. Si tratta di rappresentazioni quasi vintage, che relegano la radio nel passato secondo un cliché che vede lo strumento radiofonico perdere la sua centralità con l’avanzare delle nuove tecnologie. Un cliché che, in realtà, non rende giustizia ad un medium che, al contrario, sa evolversi insieme alla società, che si rende custode della storia ma si proietta, allo stesso tempo, verso il futuro.

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Scritto da: Alice Antico

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