“ Poiché la distribuzione di tutte le forme culturali si basa ormai sul computer, ci stiamo sempre più interfacciando con dei dati prevalentemente culturali: test, fotografie, film, musica, ambienti virtuali. In sostanza non ci stiamo più rapportando con un computer, ma con una cultura in forma digitale.”
Lev Manovich
La Radio
Questa cultura in forma digitale è in parte veicolata da uno dei media più longevi della storia, la Radio.
In questi anni di grandi cambiamenti, dove il paradigma della comunicazione classica è cambiato, la Radio si riposiziona, si trasforma, si adatta in maniera eccelsa. Questo media dai mille volti, lo paragono ad un fiume che trova, per sua natura, nuovi percorsi di sbocco, perché il suo alveo si è profondamente modificato. Qual’è il primo cambiamento percepito e che ci viene in mente a proposito della Radio? Io ho pensato a tre elementi principali: il consumo; il contenuto; l’offerta.
Il consumo
Grazie alla tecnologia digitale, il consumo del medium radiofonico si è radicalmente modificato; è cambiato l’utilizzo, la disponibilità, il linguaggio, ed in primis l’accesso ai contenuti audio. La possibilità dell’utente di scegliere, il come, il dove, ed il quando, ha spostato una parte classica dell’audience in un mercato del consumo ad personam, nuovo per l’industria, nuovo per gli investitori.
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Il contenuto
Con l’avvento di nuovi operatori sul mercato, che offrono servizi di playlist personalizzate, content mirati, etc, si sono generati degli scenari inimmaginabili solo alcuni anni fa. Queste offerte innovative hanno inizialmente disorientato i gruppi editoriali “classici”, che non hanno capito l’importanza ed il peso di queste nuove proposte. Solo alcuni broadcaster hanno subito colto il peso e l’importanza di questi mutamenti; infatti sono riusciti a “bucare” e mantenere il mercato, modificando il prodotto editoriale, creando un nuovo modello di prodotto. Quest’ultimo ha generato interesse da parte degli investitori, ha aumentato la percentuale degli ascolti e dei contatti, ed ha riposizionato l’azienda nel mercato. I più illuminati hanno progettato dei propri tools, utili per il consumo dei propri contenuti, trasformando un limite in una risorsa.
L’offerta
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le offerte di prodotti “radiofonici”: dalle piattaforme, alla fusione di gruppi editoriali, e da mille altri eventi. A mio giudizio, tutto questo movimento, in parte si è generato perché gli analisti hanno individuato nel mercato una Rendita di Posizione, ovvero una presenza che consenta ai fabbricanti di contenuti di essere accessibili attraverso motori di ricerca come Google, YouTube, LinkedIn, etc. D’altro canto, però, le aziende hanno anche capito che questo nuovo paradigma di comunicazione crea un engagement più solido e tracciabile rispetto al passato, ed hanno appoggiato economicamente questi nuovi concept di comunicazione.
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Dunque…
La radio non perderà mail il suo appeal: è diretta, inclusiva, calda, divertente, informativa, e dalle mille sfaccettature. E, come scriveva Steve Allen, essa “resterà sempre Il Teatro della Mente“.
Ad Maiora
Lello Orso