Ottobre 2021: la radiofonia è ripiombata indietro di 30 anni.
Ieri pomeriggio si è verificato down improvviso per i server di Facebook, Instagram e sopratutto WhatsApp, uno dei metodi di interazione con il pubblico più utilizzati da ogni radio in tutto il globo. Quindi siamo ritornati a metà degli anni 90 dove il massimo dell’interazione era rappresentata dai costosissimi, per l’epoca, S.m.s.acronimo di Short Message Service, servizio messaggi brevi.
E’ possibile fare una radio senza domande banali?
Ma davvero è necessario chiedere a chi ci ascolta il parare su tutto? “Che tipo di yogurt ha mangiato, dove è andato questo fine settimana, come si è alzato questa mattina”. La ricerca ossessiva dell’interazione molto spesso distrugge la radio ed il suo conduttore; forse finalmente (si scherza ovviamente) ieri davanti ai microfoni delle radio di mezzo mondo si è lavorato un po’ in più alla ricerca di contenuti interessanti. Qualcuno dei conduttori, forse avrà subito anche una sorta di ansia da interazione, provando a buttarsi su Telegram: scelta necessaria? Davvero? Ricordiamoci sempre che la rete non è sinonimo di social network quindi si aveva ancora tantissimo da cui poter attingere e parlare.
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Contenuto radio: e se fosse musicale?
Rimettiamo l’informazione e la cultura musicale al centro. Troppo poco si parla di musica in modo approfondito in radio. Ma c’è ancora questa “fame”? E’ vero che oramai le informazioni si reperiscono ovunque ma la bellezza di sentirsi raccontare un aneddoto o l’ultima curiosità sul disco mentre in sottofondo parte l’intro del brano? Ha tutto un altro fascino.
La VERA radio non è fatta di letture di liste infinite di saluti degli ascoltatori. L’interazione è importante ma è solo una parte di un progetto radiofonico in onda: chi parla al microfono deve dare non solo ricevere da chi è all’ascolto.
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Articolo a cura di Alfredo Porcaro
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Docente e formatore radiofonico
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