In Italia il trash piace, e in alcuni casi funziona anche in radio. Certo, non si tratta di una regola fissa, eppure una produzione di contenuti e programmi basata sul trash non è correlabile unicamente alla televisione, ma riguarda anche il mezzo radiofonico. Ancora oggi però è molto difficile capirne il successo, ma possiamo tentare di analizzare quanto ne sappiamo.
Che cos’è il trash?
Prima di approfondire il fenomeno, facciamo una breve parentesi. “Trash” è una parola inglese che tradotta in italiano significa “immondizia“. Nel tempo questo termine è entrato nell’uso comune del linguaggio nostrano per identificare prodotti artistici o di intrattenimenti di vario tipo basati sulla bassa qualità e il cattivo gusto, accentuato da volgarità e tematiche di scarso livello culturale. Tutte caratteristiche che vengono intercettate da una tipologia di pubblico ben precisa, che ritroviamo anche in radio.
Come mai il trash funziona anche in radio?
Come detto precedentemente, è molto complesso rispondere a questa domanda. Rispetto ad altri mezzi di comunicazione, la radio è più veloce e immediata, con regole fisse che difficilmente possono essere aggirate. Eppure c’è chi vi riesce tramite espedienti di vario tipo che ruotano tutti attorno al termine “trash”.
Attualmente capire la riuscita di questo fenomeno è impossibile, anche perché – come abbiamo spesso ripetuto all’interno del nostro blog – creare una trasmissione di successo non si basa solo sui numeri o su strategie ponderate, ma serve anche altro, come la creatività e l’estro. In certi casi però questi “fogli bianchi” arrivano a rompere gli schemi fissi della radio: ci sono programmi che non rispettano i blocchi deputati al talk, canzoni irradiate a caso, nessuna pianificazione del pubblico al quale riferirsi. Nonostante ciò, riescono a ottenere fama.
Forse una spiegazione tecnica a questo evento non esiste, sebbene possiamo affermare che esiste una legge non scritta della casualità, cioè che un prodotto che non risponde determinate regole ha successo perché si è trovato al momento giusto, nel posto giusto, con i giusti interlocutori. Si potrebbe parlare anche del famoso “Fattore C“, ma comunque non possiamo dimenticare che larga parte del successo dal trash in radio – così come in altre piattaforme, come i libri, la tv e i social media – è dipesa dal pubblico che interagisce con queste produzioni: un pubblico che, storicamente parlando, è spesso composto da persone con un medio livello culturale.
Che piaccia o meno, il trash è un’eventuale strategia da considerare nel panorama aziendale, visto che comunque in Italia questo “servizio” piace molto, trova consensi e crea trend topic improvvisi che possono generare ascoltatori fidelizzati. Occorre però rammentare che il trash è, appunto, improvviso, e non si basa su una vera e propria logica di sperimentazione e pianificazione: insomma, si rischia di avere tra le mani un prodotto volatile che dura troppo poco tempo.
Leggi anche: Scopri i servizi di Consulenza Radiofonica per la pianificazione di un programma radiofonico