Interviste

“Non siamo schiavi della formula vincente”. Il successo del gruppo Rtl nell’intervista a Lorenzo Suraci

today19 Luglio 2022

Sfondo
Essere il gruppo radiofonico più ascoltato in Italia non è cosa da poco. Ma saper mantenere risultati alti, stare al passo con l’innovazione tecnologica e avere il coraggio di investire sui giovani è la vera sfida di oggi. I dati sugli ascolti relativi al primo semestre del 2022 hanno confermato il grande successo del gruppo Rtl 102.5 il quale, insieme a Radio Freccia e Radio Zeta, conquista più di otto milioni di ascoltatori complessivi nel giorno medio e primeggia nel quarto d’ora. Ancora una volta, dunque, il gruppo leader di ascolti viaggia ad alti livelli tra format musicali, intrattenimento, informazione e prodotti digital. Ma non di soli numeri vive la radio e Lorenzo Suraci, che già vent’anni fa aveva capito cosa fosse la radiovisione e ancora oggi infrange i confini dell’ascolto tradizionale, lo sa bene. In questa intervista esclusiva per Consulenza Radiofonica Realizzata da Alfredo Porcaro, il Presidente e Amministratore Delegato del gruppo Rtl ci parla di sfide, leadership e di uno scenario futuro che vede la radio andare sempre più verso il multipiattaforma.

Qual è la formula vincente che vi porta ad essere i top player di questo campionato?

gruppo rtlNon c’è una risposta facile. Dopo tanti anni questo è il risultato di un lavoro serio e metodico, monitorato dal nostro gruppo h24 per 365 l’anno. Ma si tratta solo di uno tra tanti fattori perché oltre a questo, ad esempio, gestiamo la musica maniacalmente. Questo approccio ci ha permesso di creare formati musicali diversi per emittenti diverse tra Rtl, Radio Zeta, Radio Freccia, gestire 6 radio native digitali che sono nel mondo dello streaming, anche in quel caso con format musicali diversificati l’uno dall’altro. Inoltre anche l’informazione viene gestita in maniera maniacale. Non è semplice fare informazione su una radio che parla ad un territorio nazionale, ma grazie alla nostra redazione attiva h24 non molliamo mai un attimo. Per non parlare poi dell’intrattenimento portato avanti dai nostri conduttori. Nel tempo sono cresciuti, si sono rinnovati perché aggiorniamo sempre il parco conduttori quando c’è necessità. Il segreto, quando si fa questo mestiere, sia per i giornalisti che per i conduttori, è avere sempre fame. La radio non si fa per forza di inerzia, quindi chi ci lavora deve avere continuamente voglia di fare. Questi sono i plus che noi seguiamo giornalmente a livello di gestione. Poi si aggiungono gli eventi, le nuove idee, le sperimentazioni. In questi anni di pandemia abbiamo creato un vivaio di giovani conduttori che hanno cominciato a crescere, anche se qualcuno si è perso per strada.

È più difficile mantenere la leadership che conquistarla, come si fa a rimanere i numeri uno?

Credendoci. Non ci fermiamo mai di fronte alle innovazioni, non siamo schiavi della “formula vincente”. Negli anni abbiamo anche perso ascolti, ma tre anni fa i nostri competitor erano semplicemente i nostri colleghi di RDS, DeeJay, 105, Rai ecc. Poi sono cominciate le prime avvisaglie dal mondo digitale, sono nati i social network e le piattaforme musicali come Spotify, che mietono un business enorme. In questo periodo di pandemia e di guerra i mercati sono diminuiti, la crisi è aumentata, stiamo vivendo un periodo nuovo a 360 gradi. Per cui possiamo dire che tutto è cambiato. Noi stessi siamo cambiati, abbiamo diminuito la memoria perché siamo ormai bombardati da mille soggetti, così la soglia di attenzione si abbassa e la comunicazione cambia. È chiaro che i numeri sono un po’ calati, ma il fatto di averli mantenuti è importantissimo. Vuol dire che la radio è viva e in salute, gli sviluppi tecnologici come la radiovisione e lo streaming funzionano. Se la nostra realtà tre anni valeva 1, oggi vale 10.

A proposito di digital. Cosa ci dici dei dati sul digitale provenienti dal rilevamento Nielsen?

Questa è la vera novità, almeno per ciò che ci riguarda. Sono anni che combattiamo ma nel frattempo tutti abbiamo creato dei prodotti digital. Abbiamo tutti degli streaming, dei contatti, qualcosa che va al di là dell’ascolto tradizionale. A tal proposito, vorrei aprire due parentesi: la prima riguarda proprio l’ascolto tradizionale. Ammesso e non concesso che tu sia un ascoltatore di Rtl, ti faccio io una domanda: al mattino quando ti svegli, dove ascolti Rtl?

Stamattina Non Stop News, in televisione. Poi passo allo smartspeaker in casa. In macchina ascolto la radio fm, poi a lavoro di solito c’è Alexa o vado direttamente sullo streaming del sito…

diversi device radioOk, diciamo almeno 4 dispositivi diversi. Tu sei un ascoltatore della radio, per cui nel momento in cui ricevi un’intervista sull’ascolto dichiari che ascolti Rtl 102.5. Ma anche se ti chiedessero su quanti device la ascolti, alla fine dell’intervista il tuo ascolto vale comunque uno, non quattro. Perciò fai parte di quei 6 milioni di ascoltatori che Rtl ha ricevuto come risultato. Nielsen non capta l’ascoltatore, perché quello te lo danno già i dati TER, che dopo 30 anni rispettiamo e stimiamo. Nielsen invece rileva, attraverso delle tecnologie innovative, i contatti. Quindi tu andrai a far parte dei contatti e con i 4 diversi device con i quali ascolti la radio, facendo un calcolo approssimativo, diventeresti uno dei 24 milioni di contatti che come te ascoltano Rtl da diversi dispositivi. È lì che noi dobbiamo svegliarci e stringerci in una sinergia comune, in un sistema radiofonico comune. Mi auguro che quanto prima si allineino tutte le radio, perché se entriamo in questo sistema, il mio numero 24 milioni che ho lanciato ora come un numero a vanvera, diventerebbe un numero certificato. Bisogna infatti certificare i numeri e metterli sul mercato, dargli valore e credibilità. E qui subentra il famoso logaritmo che c’è in tutti i sistemi di rilevazione. Quando ci sarà un logaritmo sposato da tutti e anche dal mercato, ci saranno numeri certificati e potremo venderli in un sistema riconosciuto nostro, questo è il futuro. Ci credo fermamente e dopo questi tre anni in cui siamo riusciti a partire si è allineata anche Mediaset, per cui mi auguro che ci sarà una nuova pagina di storia radiofonica che ci vede attori da tantissimi anni, e anche innovatori perché non abbiamo tralasciato niente.

A livello di emozione umana, che cosa hai provato quando hai letto i dati di Rtl?

conduttori radio zetaCon tutte le cose che mi passano per la testa in una giornata godo poco dei risultati, quindi non vado a sbandierarli ai quattro venti. La prima volta che siamo stati primi la sensazione era di incredulità, adesso invece la sensazione molto forte che ho avuto nel consultare i risultati è stata vedere Radio Zeta tre le radio nazionali. Questo mi ha veramente fatto gonfiare il petto, perché in questo caso abbiamo fatto una scelta difficile, quella di andare verso la generazione Z. Sono orgoglioso perché questo ripaga l’aver investito su 40 giovanissimi. Mi sono messo sul groppone questi ragazzi come una grande responsabilità. Ora si stanno formando, stanno crescendo, ma è importante anche dare loro una prospettiva futura, se vogliamo che questo sia un lavoro per i giovani e non un hobby come poteva essere in passato.

Da questo si vede il tuo lato umano, stai facendo un discorso come padre di questi ragazzi che iniziano a fare radio…

Sì, e ti confermo che nell’ultimo anno per me è stata libidine pura. In passato andavo da Milano a Roma circa tre volte al mese, quando capitava. Adesso invece ogni settimana vado a farmi vedere da loro, a stare vicino ai ragazzi anche per creare legami con i collaboratori e i responsabili di questo progetto. Sono davvero contento di continuare a fare quello che stiamo facendo.

Intervista realizzata da Alfredo Porcaro, a cura di Elisabetta De Falco.

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Scritto da: Consulenza Radiofonica

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