Ross Geller e Rachel Green sono due personaggi inventati della sit com americana Friends, famosi in tutto il mondo per il loro ‘tira e molla’ amoroso, diventato un vero e proprio claim: “Oh, siete come Ross e Rachel”. Probabilmente neanche Rosario ‘Ross’ Pellecchia si sarebbe aspettato tanto successo proprio grazie a Jennifer Aniston & Co.: il suo programma, 105 Friends, che condivide con Tony Severo nel day-time di Radio 105, è di fatto una pietra miliarie della radio moderna. Ma visto che siamo curiosi come pochi, abbiamo contattato il diretto interessato per farci raccontare come si fa ad essere confermati per 17 stagioni consecutive.
Come nasce un successo come 105 Friends?
L’idea per il programma mi era venuta nel 2000. Ero un super fan della sit com omonima, mi chiamo Ross proprio come il protagonista, e così pensai che si potesse fare un programma in radio con lo stesso spirito, goliardico, intelligente e mai volgare. Fu il primo programma con gli sms, il servizio nasceva proprio in quel periodo. Il primo con il concetto di community, che mi rendo conto essere oggi del tutto naturale, ma 17 anni fa era davvero pionieristico! Dopo vari avvicendamenti, nel 2001 si arrivò alla coppia Tony e Ross, in realtà grazie a un’intuizione del nostro editore Alberto Hazan che ci trovava compatibili: aveva ragione, siamo alla 17esima stagione!
La conduzione radiofonica a due non è così semplice come sembra, ci vogliono tanti ingredienti che devono concatenarsi tra loro. Quali sono quelli che tengono saldo il rapporto tra te e Tony Severo?
Io e Tony siamo gemelli… diversi! Partiamo da una base comune di percezione della realtà, ma con approdi diversi: è nello scarto tra i due che risiede, credo, la vera forza dello show. Siamo complementari, e disposti a essere comico o spalla a seconda delle situazioni. Altre coppie hanno una distinzione più netta tra i due ruoli, nel nostro caso i contorni sono più sfumati, quindi trovare l’equilibrio è stato più difficile. Ma ce l’abbiamo fatta, ed eccoci qua! Dopo tutti questi anni, poi, siamo così rodati che andiamo davvero in automatico, facendo sembrare “facile” qualcosa che in realtà è molto complesso, frutto di tecnica, preparazione e tantissima esperienza.
In conduzione è un rapporto a due, ma non dimentichiamoci che c’è anche una persona nella regia che manovra i fili del programma: come si crea il giusto legame tra chi sta al microfono e chi al mixer?
Con Marco Comollo siamo grandi amici, lui è calmo, equilibrato e molto paziente. Credo sia fondamentale avere al timone qualcuno con queste caratteristiche. Ci divertiamo tantissimo, il clima nelle due ore di diretta è molto rilassato.
Due ore di diretta, ma dietro c’è un lavoro molto più ampio: puoi raccontarci la tua giornata lavorativa prima che la luce ‘on air’ si accenda?
Nella preparazione della trasmissione ha un ruolo fondamentale Valeria Stoppelli, la nostra redattrice, ormai di fatto co-conduttrice, che lavora alla puntata per tutto il pomeriggio. La Vale seleziona gli argomenti, trova le notizie e si occupa dell’agenda degli ospiti, condividendo il tutto con me e Tony attraverso una chat whatsapp. Siamo connessi praticamente h24. È sempre più brava, ormai espertissima. Credo che nell’ambito della redazione a supporto dei conduttori, un settore presente ormai in tutte le emittenti, lei sia una delle figure più preparate dell’fm italiana. Non so davvero come faremmo senza di lei.
Nella tua biografia su sul sito di Radio 105 scrivi: “David Bowie mi disse che gli avevo fatto delle domande interessanti”. Ecco, trasferiamo questo concetto nella radio: come si fa a rendere un argomento interessante? Ce ne sono alcuni più o meno accattivanti? Anche la ‘fuffa’ può essere stimolante?
Eh, bella domanda! Credo sia utile in questo senso chiedersi cosa vorresti tu da una radio, quali sono gli ingredienti che fanno rimanere te all’ascolto e non ti fanno venir voglia di girare la fatidica manopolina! Se proprio vuoi una parola precisa ti dico “evocativo”: quando parli in un microfono devi informare, far sorridere, riflettere o emozionare, a seconda della situazione. Intrattenere, nell’accezione più nobile del termine. Se non fai nessuna di queste cose è difficile tenerli attaccati. Usciresti a cena con amici che dicono cose noiose o banali? Ecco, un conduttore radiofonico dev’essere uno con cui non ti rompi le palle seduto a tavola!
A livello tecnico, cosa funziona e cosa no nel ‘day-time’?
Spontaneità, simpatia, capacità di essere versatili nel tono e nella scelta degli argomenti e degli ospiti. Gli ascoltatori sono sempre più smaliziati, oggi è molto più difficile di un tempo. Una volta bastava avere una bella voce e annunciare i dischi. Oggi non basta, lo sa bene quel milione di persone che ci ascolta ogni mattina.
Negli anni il mezzo radiofonico è riuscito a diluirsi perfettamente online. Ti capita mai di ascoltare qualche web radio? Pensi che siano solo palestre per i più giovani o realtà simili alle Radio Libere degli anni Settanta?
Le web stanno agli anni ‘10 come le prime radio private stavamo agli anni ‘70 del secolo scorso. Sono una fucina di talenti, un circuito “indie” fondamentale per gli sviluppi futuri del mezzo.
In tal senso, Radio 105 ha moltissime web radio che, a mio avviso, potrebbero ospitare tante voci emergenti che riscontrano diverse difficoltà ad approcciare alle grandi aziende. Perché non trasformare queste realtà in vere e proprie ‘cantere’ radiofoniche?
Ottima idea: ti presento chi se ne occupa nel gruppo Radio Mediaset!
A noi di Consulenza Radiofonica capita spesso di ascoltare opinioni di chi parla di una scarsa attenzione delle radio più blasonate nei confronti delle realtà web. Qual è il tuo giudizio?
Non ho abbastanza elementi per giudicare. Per quanto mi riguarda assolutamente no.
Con l’esplosione dei social, si è abbattuto il famoso muro della poca visibilità del volto dello speaker famoso. Tu come giudichi questa trasformazione?
Al netto della perdita di quel fascino che c’era nello scarto tra come ti immaginavano e come eri nella realtà (grande archetipo della radio di un tempo), trovo che un po’ di visibilità non possa che farci bene. Il pubblico della radio è pensante, intelligente, autorevole: anche quando ti riconoscono lo fanno con simpatia e affetto autentico, senza mai essere invadenti.
Che ruolo sta giocando la Radio nel mondo dell’informazione attuale?
Fondamentale! Tra i media tradizionali è quello di gran lunga più vicino ai social, per freschezza e immediatezza. Buffo, no? Un mezzo di comunicazione così vetusto è quello più vicino ai media ultra moderni!
Ultima domanda. Radio 4.0: cosa ci dobbiamo aspettare?
La radio è come la pizza, gli spaghetti al pomodoro, le polpette: non c’è sushi (peraltro buonissimo) o nouvelle cuisine che tenga, la gente queste cose le mangerà sempre e per sempre! Ci avevano dato per spacciati già 10 anni fa, ma siamo ancora qui. Sono lo spirito, l’essenza, la sostanza che permettono alla radio di durare nel tempo. La tecnologia che cambia o le nuove modalità di ascolto sono solo un tramite. Finché ci sarà un tizio simpatico e interessante che ha voglia di raccontare storie e un bel disco da trasmettere, lì fuori ci sarà un sacco di gente disposta ad ascoltare! (Sai che questa cosa che ho appena detto mi emoziona?)
Consulenza Radiofonica, la professionalità On Air
Intervista a cura di Angelo Andrea Vegliante
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