Piero Pratesi: “Rvl La Radio ha alzato l’asticella, grazie a Consulenza Radiofonica”
today3 Settembre 2018
Se saper ascoltare è una dote di pochi, sapersi confrontare è di pochissimi. Nel lavoro – come nella vita – ci sono principi basilari su cui non possiamo fare a meno. Uno su tutti è la capacità di osservare in modo oggettivo la propria realtà, nel nostro caso quella radiofonica. Perché non c’è mai fine a un concetto fondamentale: imparare.
Lo sa bene Piero Pratesi, speaker ed editore di Rvl La Radio, storica emittente della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che si è rivolto a Consulenza Radiofonica per alzare la propria asticella competitiva. Lo abbiamo contattato per farci raccontare i suoi giudizi e come si è sviluppata la sua radio.
Pratesi, iniziamo subito con la storia di Rvl.
Rvl nasce nel ’74 da quattro amici, era il periodo delle prime radio locali. Io sono entrano negli anni Novanta. Devi sapere che sono un grande fruitore di musica e un grande acquirente di dischi. E l’allora proprietario della radio l’ho incontrato proprio in un negozio di dischi, mentre compravo tipo una ventina di mix. Lui mi vede e mi fa ‘Ah, ti piace la musica?’. Poi tutti mi dicevano che avevo una bella voce, e lui mi disse “Dovresti provare a fare radio”. Era il giugno del ’90, mi ha fatto provare e il giorno dopo mi ha mandato in diretta. Poi da lì ho capito che la radio era la mia strada.
Da quando sei entrato in radio ad oggi, quali ne sono state le evoluzioni?
È cresciuta molto la radio, è cambiata molto prima da radio locale, che era quella delle dediche a richiesta, per intenderci, a cui Tizio telefonava per salutare Caio, anche perché c’era un sistema di telecomunicazione diversi da quelli di adesso. Ora è una cosa molto più professionale, guarda la legge Mammì del ’90 che ha cambiato le cose e ne ha chiuse tante. Adesso o fai la radio come la fanno i network o, secondo me, non vai da nessuna parte. Io dico sempre che, ogni volta che mi guardo indietro, vedo la radio attuale superiore a quella precedente. Ogni volta penso di aver raggiunto il livello massimo e, invece, l’asticella la alziamo e la innalziamo di anno in anno.
Pratesi, come si riesce a resistere in un contesto dove le emittenti diminuiscono sempre più?
Noi abbiamo fatto una scelta, ho fatto un ragionamento: musica per musica, ascolti network; noi però abbiamo la forza di seguire la realtà locale. E allora abbiamo investito tanto nel nostro locale. Nel ’97 abbiamo iniziato a seguire il calcio locale, con una diretta la domenica di tutte le partite delle categorie dilettanti, dalla Serie D alla Terza Categoria, poi abbiamo seguito il basket, la pallavolo… Abbiamo capito che la forza era il locale. Da lì dopo lo sport, che ha fatto da traino, abbiamo iniziato a inserire la cronaca, con una nostra redazione dove confezioniamo sette edizioni del radiogiornale locale fatto dai nostri giornalisti, dal lunedì al sabato. La forza in una radio adesso è solo il locale e lavorare sul tuo territorio”.
Tu conduci un talk show dalle 9 alle 13, dal lunedì al venerdì. Secondo me, questo format è sempre una scommessa, perché rischi di creare un talk troppo lungo oppure di essere troppo breve su un argomento vasto. Qual è la chiave di volta?
Io faccio anche il giornalista sportivo, ho condotto per vent’anni un programma della domenica delle dirette delle partite e il lunedì il “Bar Sport”, che era un’ora di approfondimento dove noi facevamo solo un’ora di parlato, che per radio sarebbe impossibile gestire. Con chiunque parli senti “Un’ora di talk non va bene”. In realtà era uno dei momenti di massimo affollamento per la radio. C’è il pubblicitario che dà ascolto, e da lì poi l’ho trasportato al mattino, dove non parlo di calcio, però affronto gli argomenti nella mia maniera. Sai, vengo soprannominato “Il Cobra”, perché con una domanda o una battuta ti demolisco e dico le cose come le penso.
Non solo personalità quindi, ma anche saper scherzare.
Certo, sicuramente. L’ironia e l’autoironia sono fondamentali. Chiaramente, ribadisco: ritengo che l’ascoltatore si aspetti da me un determinato parere, non come potrebbe essere una persona che dà un giudizio politico. Io invece se è bianco è bianco, se nero è nero, mi dicono che non ho vie di mezzo. Sono così nella vita, sono così nel lavoro, sia da speaker radiofonico sia da giornalista.
Tu mi insegni: lo speaker deve essere anche essere un ascoltatore. Ma, secondo Pratesi, è cambiata la figura dell’ascoltatore?
È cambiato nell’interazione, agisce meno rispetto a prima, dove la radio era magari più un mezzo per comunicare e scambiare messaggi con amici. Poi, sinceramente, per quanto riguarda la nostra zona, a me non sembra sia cambiato più di tanto. È vero che ci sono tanti nuovi metodi per usufruire della musica (anche se io preferisco ascoltare la musica dalla radio, e sapere cosa la radio ha da dirmi e raccontarmi in merito). Ma ribadisco: perché uno deve ascoltare Rvl? Perché ti dico quello che succede nella tua zona: l’incidente, il traffico, la notizia del morto. Noi ci siamo. Secondo me, l’ascoltatore non è cambiato più di tanto, secondo me deve cambiare chi fornisce la radio, che si deve adattare ai tempi che cambiano per tenere l’ascoltatore lì”.
Questi cambiamenti chiedono anche l’aiuto di una consulenza, come fa appunto con voi Consulenza Radiofonica. Quanto sono stati nevralgici i consigli che CR ha saputo darvi?
Sono stati molto importanti. Pensavo di aver raggiunto il tetto massimo di potenzialità della radio e di lavoro, in realtà ho scoperto che l’asticella si è alzata. Non pensavo di lavorare e arrivare a fare radio in questa maniera, come la sto facendo oggi, perché Consulenza Radiofonica ci ha alzato di molto tutto il prodotto radiofonico: dai clock dei programmi, agli stacchi, al montaggio degli spot, alla creazione di alcune sequenze che io ho sempre voluto fare. Esempio: la sequenza 4 canzoni per 4 canzoni dagli anni Novanta ad oggi è una cosa che avevo sempre il pallino di fare. Ma non avevo il tempo o le persone per farlo. Adesso abbiamo un professionista che ce le fa e le costruisce, ed è chiaro che il livello si è alzato molto. Ritengo che il costo che uno può avere con Consulenza Radiofonica sia un investimento.
Un investimento che si è prodotto, esempio, sui clock, importante ossatura di una radio, in quanto è un’impalcatura importante per tenere viva la radio.
Ah beh, di sicuro. Anche questo a noi ha fatto crescere. Ti faccio un esempio: noi avevamo quattro chiamate pubblicitari l’ora, da quando abbiamo Consulenza Radiofonica sono diventate 3, ma non perché c’è n’è meno, perché in realtà c’è n’è di più, perché abbiamo razionalizzato il clock in una maniera diversa. E sembra piaccia di più agli ascoltatori, ma anche agli investitori.
Senti, io sono sempre curioso dei giovani speaker, Rvl ne ha. Cosa ne pensi del parco emergente?
Ti rispondo con una battuta che ogni tanto faccio: “Se le nuove leve sono quelle che mi capita di avere a che fare, che vengono a proporsi come speaker per lavorare in radio, penso che lavorerò ancora per i prossimi vent’anni senza nessun problema”. Poi noi abbiamo avuto la fortuna di aver trovato un paio di persone con testa sul collo, con voglia di imparare e con la passione per la musica. Spesso mi ritrovo a che fare con gente che non ha mai fatto radio, che ha finito la scuola, viene da me a dire “Io voglio fare radio”, e io “Bene che esperienza hai?”, e loro “Nessuna, quanto mi dai?”. Secondo me, l’approccio è sbagliatissimo. Non hanno voglia di investire, ma questo anche a livello giornalistico: devi farti la gavetta, partire da zero, farti il mazzo e faticare.
Io dico sempre una cosa a chi arriva nella nostra radio: “Qui abbiamo tre regole: la prima è sputare sangue, la seconda è sputare sangue, la terza è sputare sangue”. Ci sono giovani che recepiscono, ma secondo me a livello nazionale c’è la stessa questione. Basti vedere chi sono gli speaker dei maggiori network, quanti anni hanno e da quanti anni sono on air.
Penso che il ricambio generazionale, parlo per la nostra zona, non ce n’è molto: vogliono tutto subito, soprattutto in materia di soldi. Ma non perché uno non li voglia pagare, ma perché questo è un mestiere che devi imparare. Una volta l’iter era un altro: parto dalla radio locale, sono bravo, vado in una radio intermedia un po’ più grossa, poi inizio in una radio regionale, e poi se sono fortunato e bravissimo vado in un network. Adesso nessuno vuol fare più questo iter, vogliono tutti solo i soldi. E allora, scusami il termine, per me sei un fottuto mercenario. Io faccio lavoro per passione, e non necessariamente per i soldi.
Visto che siamo in materia di consigli, diciamo una cosa: molti temono che pareri esterni possano destrutturare la radio in sé. Invece c’è chi, come Consulenza Radiofonica, non ne stravolge la realtà, ma l’aiuta.
Sicuramente, anche perché io con Consulenza Radiofonica mi interfaccio: ho un’idea, Alfredo Porcaro mi dice “No, meglio farla così”, si parla, si discute nel senso buono del termine, ci siconfronta e poi si trova una soluzione. Non è che Consulenza Radiofonica arriva e dice “No, ora la radio la faccio così”, perché ogni territorio ha una sua peculiarità e quindi, di conseguenza, devi adattarti al territorio. Quello che può funzionare a Milano magari non funziona a Trento o in una piccola provincia, per dire. Per cui, io mi interfaccio, poi è chiaro che mi sono affidato ad un professionista, perché voglio crescere e voglio portare ancora di più alto il livello di Rvl.
Sia chiaro: non è che decide solo Consulenza Radiofonica cosa fare, si interfaccia con me e con la realtà della radio. È anche chiaro, però, che l’editore deve capire in che realtà si trova, perché altrimenti non puoi copiare un grande network e sperare di funzionare in una piccola provincia. Ritengo che una radio debba avere una sua personalità e un suo carattere, e poi Consulenza Radiofonica ti aiuta a crescere. E io mi sto trovando molto bene”.
Il clock radiofonico è una struttura oraria che scandisce nel dettaglio i tempi dei contenuti di ogni programma. In particolare, ogni emittente basa la propria attività su questa scaletta ben definita (di solito rappresentato da un grafico circolare a spicchi). Nessuna radio può prescindere da ciò, soprattutto perché scandisce al meglio i tempi che gli addetti ai lavori devono rispettare: un esempio sono le regole pubblicitarie, cioè la messa in […]
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