Radio, conduttori e giornalisti nella città dei fiori
Come il dolce suono d’un raro uccello di bosco o il rilassante calpestìo delle foglie; oppure come il pacifico passaggio d’un corso d’acqua tra i sassi. Sanremo è un richiamo per molte radio. Ogni anno – più o meno in queste ore – emittenti, conduttori, giornalisti, tecnici, si incontrano ai piedi dell’Ariston con una tazza di thè caldo in una mano e la classifica dei cantanti in gara nell’altra. Perché Sanremo è, prima di tutto, un posto per incontrarsi: una specie di meet and great entro cui prende forma la musica.
Anche Consulenza radiofonica sta compiendo il suo ruolo affidandosi a inviati e collaboratori che non faranno perdere un minuto della kermesse canora più famosa in Italia. Ma ci sono tante realtà impegnate a condividere ogni passo ed è di questo che vogliamo parlare partendo da un interrogativo: quanto è importante essere a Sanremo?
La risposta sembra ovvia: tanto. Ma non è semplice arrivare alla definizione di “presenza”.
Essere o non essere… a Sanremo
Esserci – ossia essere presenti – a Sanremo dovrebbe significare evitare di confondersi agli altri, cercare di essere qualcosa in più. Possibilmente diverso. Fare l’inviato a Sanremo sembrerebbe facile, basterebbe raccontare quello che accade davanti agli occhi. Ma, appunto… basta? Essere conduttori radiofonici o giornalisti a Sanremo è differente perché differente è Sanremo. Per non essere identici agli altri, si potrebbe cercare uno scoop: armarsi di smartphone per scattare fotografie da condividere sui social, e quando necessario attivare il tasto “diretta” per cogliere un momento che altrimenti andrebbe perso.
Insomma, vogliamo dire che essere accreditati nella città dei fiori non è sufficiente, bisogna lavorare molto per stare sul pezzo.
Radio Sanremo
A questo proposito, è curioso constatare come network e emittenti locali trasformino il palinsesto comune a favore delle giornate sanremesi. Un fattore determinante nota l’importanza del Festival e considerata la quantità di pubblico mass e social mediale che segue per gusto o curiosità l’intera settimana. Coinvolgendo il nocciolo della questione, serve tutto questo? Serve, sì, ma c’è da capire cosa serve. Se fossimo coordinatori di un palinsesto, oltre a concentrarci su una spasmodica condivisione social cercheremmo di trasmettere sulle nostre radio gli inediti sanremesi permettendo all’ascoltatore di crearsi un’opinione che magari vorrà condividere con noi. Potremmo anche – nell’attesa della prima serata – ripercorrere la storia del Festival come stanno facendo Radio Kiss Kiss (“Kiss Kiss Sanremo Story”), Radio Italia con “Radio Italia Sanremo” o il gruppo RadioMediaset con “Radio Festival” ascoltabile online su 105.net. Insomma, che sia musica trasmessa o l’inviato al Teatro Ariston, cercheremo di far sentire la nostra presenza. Ecco perché si parla di “essere o non essere”: non esiste una via di mezzo. Sarebbe comunque importante ricordarsi di essere sanremesi differenti.
Anche se sappiamo che Sanremo non è un’opinione. Perché Sanremo è Sanremo.