Hanno iniziato a chiamarlo Dj Marietto nel 1998 quando probabilmente giocava per le strade di Manduria dove – ci tiene a dire – ha vissuto la sua parte più importante.
“Nemmeno mia madre mi chiama Mario”, dice, e allora neanche noi chiameremo Marietto col suo vero nome.
Abbiamo incontrato il Dj e conduttore radiofonico alle 11 del mattino, puntuali come accordato, ma lui fluttuava su una nuvola speciale che riproduceva la musica di John Lennon. Poi, quando il corpo ha ripreso contatto col suolo, la mente ha ritrovato connessione sulla contemporaneità.
Marietto ci ha raccontato la sua vita: dai locali ai contatti con i produttori, fino all’etere che gli permette di andare in onda su Silver Music Radio con il programma #THISISTOP.
Ecco perché DJ Marietto è un camaleonte che cambia pelle come il posto in cui vuole stare.
Cosa ci fa un Dj alla radio?
La radio è stata creata dai Dj, compravano vinili e alcuni li portavano in studio. Sono sempre stato affascinato dall’etere, era il posto dal quale si ascoltava musica. Tuttora preferisco ascoltare la radio nonostante tutti i canali social musicali come YouTube o Spotify.
Da un po’ di tempo le radio passano anche musica da Dj.
Alcune passano solo musica da dj.
C’è addirittura una radio che si chiama Deejay.
Trent’anni fa loro andavano in giro con i dischi, per questo un Dj in radio deve esserci. Ma il Dj deve essere un tipo curioso. Ho pubblicato un post su Facebook dove mi chiedo come sia che possibile che si debbano suonare brani usati precedentemente dai colleghi. È irrispettoso per sé stessi e per il pubblico.
Il Dj deve portare innovazione. Nel mio programma, se un disco è bello viene passato. Significa restituire qualcosa a chi ascolta e a chi lo ha prodotto.
Puoi farlo perché non devi rispondere a logiche di mercato.
Soprattutto editoriali. Ho contatti diretti con i produttori, se mi danno il consenso a passare un disco in anticipo… lo passo. A settembre uscirà il mio disco e ho paura di ricevere alcuni no. Ho osato tantissimo, non ci sono cover. C’è un inedito con una particolare voce africana.
Hai paura del rischio?
Non ho paura del rischio sul disco, potrebbe essere radiofonico oppure no. Se il feedback di un producer è negativo tendi a bloccarti. Ma negli anni ho imparato a pensare che devo andare avanti, che i rifiuti ci possono stare e sono soggettivi.
Comunque dovrai assumere una responsabilità.
La assumo da 25 anni con le serate e con la radio. Ci metto sempre la faccia.
A proposito di faccia, sai che essere conduttore radiofonico è una cosa e Dj un’altra?
Quando indosso le cuffie mi trasformo. Se le indosso durante una serata mi comporto in un modo, se le metto in radio in un altro modo. In radio ascolto, mentre nel locale guardo. Quando sono davanti al microfono devo comunicare e sentire quello che accade.
A volte si rischia di fare il vocalist in radio.
Lo speaker è una cosa e il vocalist è un’altra, così come il regista. Sono figure differenti anche se con il denominatore comune che è la musica. Con i cantanti ho avuto l’esperienza migliore, sono abituati a stare davanti al pubblico. Quando gli fai domande hanno qualcosa da dire. Il vocalist può essere un bravo presentatore di eventi.
Quindi non possiamo fare una distinzione tra guardare e ascoltare?
Adesso penso anche all’outfit da portare. In radio non dovresti pensare a quali vestiti indossi o a come ti comporti in diretta. In ogni caso, appena metto le cuffie vado come un treno. Ascolto la radio da quando avevo 10 anni, ho ascoltato anche per rubare i particolari dei professionisti. Ora vivo a Milano da 18 anni, venivo da un paesino della Puglia dove la radio era apertura sul mondo. Col passare del tempo capisci che quello che senti in Italia è ovunque. Prima non era così: impiegavi tanto ad ascoltare i vinili, adesso invece tutto è più semplice.
Tutto è molto rapido.
Se il mondo dell’informazione tecnologica si bloccasse molte persone si troverebbero in difficoltà.
Consulenza Radiofonica – La professionalità On Air
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