Come è nata la radiofonia italiana e come si è evoluta nel tempo? Enzo Mauri, conduttore radiofonico, giornalista e conoscitore della radio, ha raccolto le testimonianze di numerosi operatori del settore per indagare passato e presente del mezzo radiofonico. Aneddoti, curiosità e tutto ciò che ruota attorno alle realtà più importanti del mondo radiofonico sono contenuti nel suo nuovo libro. Voci alla Radio – Storia della FM Italiana Raccontata dai Protagonisti è una storia vera, avvincente, ma soprattutto narrata dall’interno, ovvero da chi ha vissuto l’evoluzione radiofonica in prima persona. In questa intervista, Enzo Mauri ci fa capire perché tutti gli appassionati e curiosi di radio dovrebbero leggerlo.
A circa un mese dall’uscita di questo libro, che pareri stai raccogliendo?
Fortunatamente pareri molto positivi. Il libro è un bell’affollamento di voci radiofoniche, personaggi del settore che hanno già avuto modo di avere il libro e di verificarlo. Non è facile realizzare un’intervista, riportarla su carta e adattare il testo ad un linguaggio leggibile, senza snaturare quello che le persone dicono. È stato un grande lavoro, e devo dire che sta andando molto bene. Ci sono anche diverse presentazioni in programma, sperando che questa benedetta pandemia stia per finire. Mi ritengo comunque già abbastanza soddisfatto.
Da dove nasce l’esigenza di raccogliere le testimonianze dei protagonisti della radiofonia e di coloro che l’hanno vista nascere?
Voci alla Radio è come un bimbo che è cresciuto nel tempo. Si tratta di un progetto nato circa tre anni fa, quando mi venne voglia di scrivere qualcosa di più consistente di un articolo. Sebbene ci siano state le note difficoltà di chi non è molto conosciuto a livello editoriale, sono riuscito a pubblicare un libricino intitolato Quelli della Radio, che ha avuto un buon riscontro soprattutto tra gli operatori del settore.
Con l’arrivo della pandemia, nel tentativo di sganciare il cervello da quella situazione critica, decisi poi di rimettere mano a quell’opuscolo ed è nato un secondo volume, Qui Radio Libera. A questo punto Voci alla Radio è figlio dei precedenti, nel senso che è una versione riveduta, aggiornata e ampliata dei primi due testi. L’idea è andata man mano evolvendosi dal 2019 ad oggi e questo potrei definirlo il progetto finito. È un libro non troppo abbondante, facile da trasportare visto il formato e contiene anche diverse foto.
A chi si rivolge questo libro?
Il libro non è solo un testo autobiografico, anche se un po’ di autobiografia c’è, avendo più di 40 anni di radio alle spalle. Voci alla Radio non si rivolge soltanto agli addetti ai lavori ma soprattutto a coloro che la radio la vogliono conoscere e approfondire. Per quelli che si vogliono accostare per la prima volta a questo mondo c’è un po’ di tutto, in particolare aneddoti che riguardano la storia della radio. Si parte dagli albori, quindi dal 1975 anno in cui esplose la radiofonia libera, anche se l’esplosione vera e propria c’è stata nel 1976. Il libro contiene i nomi di emittenti e dei loro fondatori che hanno anticipato l’arrivo delle radio libere, ma si trovano anche tanti elementi riguardanti le radio libere che influenzarono i futuri addetti ai lavori.
All’epoca ci si ispirava ovviamente alla Rai, che aveva il monopolio, le poche emittenti che nascevano al di fuori erano illegali e rischiavano di chiudere da un giorno all’altro. La Rai proponeva trasmissioni musicali abbastanza limitate nel numero, ma la qualità era decisamente alta. Poi c’era Radio Montecarlo, sorta negli anni Sessanta, che era molto più vicina al concetto di radio d’intrattenimento e combaciava con quelle che erano le caratteristiche delle radio libere nate un decennio più tardi, a cui molti di noi si ispirarono.
Nel libro non hai intervistato solo editori e conduttori radiofonici ma anche tecnici, antennisti ed altre figure fondamentali per capire la radio…
Esatto. Avendo fatto autoregia e regia agli altri, so bene che queste categorie non vanno mai sottovalutate. Tecnici e antennisti hanno un ruolo fondamentale nella radio, senza di loro non si potrebbe andare in onda. Ho deciso quindi di intervistare non solo coloro che hanno trascorso la maggior parte della vita davanti al microfono, ma anche quelli che si occupano del comparto tecnico. E ti dirò di più, anche avvocati.
Il libro, infatti, contiene l’intervista a un avvocato che si occupava di dirimere le cause tra varie emittenti in quel periodo. Considerando che una legge che regolamentasse il sistema televisivo è nata nei primi anni Novanta, la famosa Legge Mammì, fino ad allora vigeva la legge del più forte. Chi aveva il segnale più forte aveva la meglio sugli altri. Questo comportava la nascita di cause legali dovute a disturbi tra emittenti, quindi ho ritenuto interessante sentire anche la voce degli avvocati per capire come era effettivamente la situazione in quel periodo.
Com’è stato per te scavare tra i ricordi di un modo di fare radio che oggi è cambiato?
Ci tengo a precisare che il mio non è un libro nostalgico. Si tratta di un testo che, attraverso le testimonianze dei vecchi ma anche dei giovani operatori radiofonici, vuole far vedere come si è evoluta la radiofonia negli anni. Vuole essere uno strumento per indagare la storia della radio da quella analogica degli anni Settanta, alla radio super tecnologica nei nostri giorni, attraverso la visione di coloro che l’hanno fatta e che la stanno facendo.
Riproporre la radio come quella di una volta sarebbe assurdo, ma posso azzardare una critica. Probabilmente la radio di oggi avrebbe fatto meglio a conservare qualche elemento del passato. Qualcosa come la maggiore spontaneità, e il fatto che prima non esisteva la radiovisione, consentiva alle persone di fantasticare sulla figura della voce al microfono. La distanza che c’era allora tra ascoltatore e conduttore si è notevolmente ridotta grazie anche alla radiovisione. In questo, secondo me, la radio ha perso un po’ la sua magia, ma continua ad andare alla grande perché si è adeguata ai tempi che corrono.
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