Questa intervista è un’ottima occasione per mettere ancora una volta piede nel fantastico mondo dei podcast. La nuova frontiera dell’intrattenimento dilaga ormai anche in Italia, e sempre più spesso si punta a questo tipo di prodotto per arrivare al pubblico in maniera diretta. Non sempre, però, le aspettative incontrano la realtà. Realizzare un podcast non è un gioco da ragazzi, è un lavoro complesso che richiede un approccio specifico e tanto impegno per mettere a punto un prodotto di qualità. Ne parliamo con Anna Maria Angelone, giornalista e ideatrice di Tutti Pazzi per Bruxelles, un podcast settimanale dedicato alle news e all’attualità Europea.
Come sei approdata nel mondo dei podcast?
Provengo da più di vent’anni di carta stampata, ma l’idea di lavorare con la voce era qualcosa che avevo sin dall’inizio. Per una serie di fattori, tra cui anche la pandemia, mi è capitato di riuscire a legare questo desiderio all’attività che già svolgevo. Sono specializzata infatti in affari europei e seguo l’Europa da più di 22 anni, ma questa volta volevo farlo in maniera diversa. Visto che il fenomeno dei podcast è il trend comunicativo del momento, e anche qui in Italia ha iniziato a conoscere un ritmo molto marcato, ho pensato di sfruttare questa possibilità per coniugare le mie competenze e sperimentare una via diversa di comunicazione. Da qui è partito tutto. Inizialmente l’ho fatto in modalità “fai-da-te”, anche perché non è facile trovare il format giusto o persone che ti indirizzino adeguatamente. È stato un work in progress e lo è tuttora.
Qual è l’iter di realizzazione del podcast? Come scegli i temi da trattare?
L’idea del nome è nata dal famoso film Tutti Pazzi per Mary, del 1998. Proprio in quell’anno cominciai a lavorare per il settimanale Panorama, proponendo una rubrica sull’Europa dal titolo Euronews. Mi diede tanti spunti e soddisfazioni, perché i lettori volevano saperne di più anche in funzione della loro vita quotidiana. Ho ripreso in mano quello spirito di oltre vent’anni fa cercando di creare uno spazio informativo indipendente ma che offra la possibilità a chi ascolta di farsi un’opinione propria. Da lì è nato Tutti Pazzi per Bruxelles, pensando che o d’amore o di odio, più o meno siamo tutti un po’ pazzi per questa Europa che spesso ci impone determinati cambiamenti.
Come hai deciso di strutturare Tutti Pazzi per Bruxelles?
Ho pensato di dare sì informazioni sulle istituzioni, ma anche di creare uno spazio effettivo comune di vita quotidiana, per capire cosa succede in una città diversa dalla nostra ma che può comunque riguardare tutti. Da lì ho deciso di strutturare il podcast secondo tre tipologie di notizie: un approfondimento, una notizia fissa presa dalla vita quotidiana, e una terza notizia che, a rotazione, può riguardare una statistica, una scoperta scientifica o un fatto culturale. La selezione è la parte più difficile, perché bisogna evitare di ripetere gli stessi argomenti trattati da altre testate. Inoltre il podcast dura 20 minuti e le notizie sono separate da un breve stacco musicale, quindi si può sentire in momenti diversi.
Come sei riuscita ad adattare lo stile giornalistico a quello del podcast?
Grazie all’assistenza di Consulenza Radiofonica ho capito alcuni errori che facevo. Dopo tanti anni di carta stampata ho imparato a pensare in modo sonoro, nel senso di pensare prima agli effetti sonori e al background musicale. La sonorità in un podcast è decisiva per l’ascolto di tutto l’episodio, perché se riesci a coinvolgere anche con la musicalità il risultato è decisamente migliore. Poi tecnicamente ho modificato il mio linguaggio. Ho sempre scritto con frasi molto brevi, modalità che si prestava anche alla radio, però spesso quando scrivi sulla carta stampata dai per scontate alcune cose e hai un registro troppo formale. Il podcast richiede invece un linguaggio discorsivo, deve essere più intimo e colloquiale. Sto lavorando tanto perché il cambio di passo non è così immediato.
Hai pensato di arricchire gli episodi di Tutti Pazzi per Bruxelles con degli ospiti?
Sì. Ogni tanto quando riesco li inserisco all’interno dell’episodio principale o dell’approfondimento, come è già capitato in passato. Ho messo a punto una nuova rubrica, “l’Europa vista da me”, per fornire diversi punti di vista dialogando con qualche ospite. C’è tanto lavoro però: devi selezionare le notizie, approfondirle, fare telefonate di verifiche con le proprie fonti. Poi tutto il lavoro di costruzione della parte tecnica, che è molto importante. Si tratta di un prodotto finito, dunque tu stessa sei motivata a cercare l’effetto sonoro migliore, a rendere l’intro più coinvolgente. Se fatta bene, questa parte può richiedere tanto tempo e va presa con grande serietà.
Consigli per chi vuole intraprendere questa strada?
Non mi sento di dare consigli perché sono ancora nella fase iniziale. Però posso dire che ho imparato, anche grazie al confronto con lo staff di Consulenza Radiofonica, che quando si comincia non si ha un’idea precisa della strada da seguire. Dalla scelta del titolo, al posizionamento di un prodotto, bisogna pensare bene al tipo di lavoro da realizzare. Ad esempio, Il titolo deve essere originale, di facile evocazione e facilmente associabile all’argomento di cui si parla. Consiglio quindi di informarsi prima su tutti questi aspetti e poi pianificarli in maniera consapevole. Il bello della diretta, però, è anche quello di accorgersi di volta in volta degli errori e correggerli in corsa.
Che progetti hai per Tutti Pazzi per Bruxelles?
Tenderei a mantenere questo format perché funziona bene. è costruito su tre diversi argomenti, prendendo ispirazione da podcast più importanti come quelli della BBC. Questa è la seconda stagione, Tutti Pazzi per Bruxelles è cresciuto ma vorrei farlo crescere ancora. L’idea è quella di creare uno spazio di informazione diverso e di portarlo avanti finché non diventa qualcosa di gradevole per chi ascolta. Un appuntamento fisso settimanale per sentire un altro tipo informazione. Possibilmente però con un’interazione maggiore da parte degli ascoltatori. C’è bisogno di un feedback per capire se gli argomenti sono quelli giusti.
Tutti pazzi per Bruxelles è un podcast scaricabile gratuitamente ogni mercoledì su tutte le piattaforme principali. Si può quindi ascoltare su spreaker, è distribuito da apple podcast, Google podcast e Spotify. Inoltre ora è possibile trovarlo anche su Castbox e iHeart.
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