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Piccole, grosse, medie: le dimensioni contano quando si parla di radio

today25 Luglio 2019

Sfondo

Già dalla notte dei tempi le misure ottengono osservazioni differenti. Vuoi per un fattore puramente estetico, vuoi perché un grande involucro riesce a contenere un grande elemento.

Insomma, siamo certi che a molti di noi piacerebbe parlare davanti a un grosso microfono. Anche se non è detto che la quantità sia altrettanto importante come la qualità.

Siamo superstation, bellezza!

Per la qualità ci vuole tempo. Il tempo, però, non sembra essere dalla parte delle radio di medie dimensioni per larghi tratti desiderose di espandere i propri significativi confini. Sono le cosiddette superstation. La parola “superstation” rimanda a un concetto chiaro: “A local TV station whose broadcast are relayed via electronic satellite to cable TV systems over large geographical area”; ossia “una stazione radiotelevisiva locale le cui trasmissioni sono trasmesse via satellite elettronico a sistemi TV via cavo su una vasta area geografica”. Sono superstation, per esempio, Radio Subasio e Radio Bruno; ma anche Dimensione Suono Roma che allarga le proprie frequenze oltre la Capitale. In sostanza, sono emittenti che possiedono un bacino d’utenza a metà tra locale e nazionale. Una sorta di ibrido da comprendere.

Grosso e bello

Un tema che pare essere tornato di moda da quando sarebbe spuntata l’ipotesi limite che raddoppierebbe l’utenza a 30 milioni di abitanti contro i 15 attuali. Le modifiche sarebbero d’aiuto per diversi soggetti quasi nazionali interessati a svilupparsi ulteriormente, come conferma newslinet.it, il quale specifica che “Di queste ultime l’Antitrust aveva preso atto nella famosa relazione resa in occasione dell’operazione di acquisizione del gruppo Finelco da parte di Radiomediaset. L’ente di controllo della concorrenza e del mercato in quell’occasione aveva definito le superstation radio locali di notevole dimensione, c.d. super-areali o super-station, che sono in grado di raggiungere un numero notevole di ascoltatori, quasi al pari di radio nazionali, in aree molto vaste del territorio italiano.”
La delicata questione riapre il dibattito sulla riforma radiotelevisiva, un dibattito che a dirla tutta prosegue da quasi vent’anni ed è legato all’anacronismo della regolamentazione del sistema radiofonico italiano che ancora differenzia la presenza per funzioni territoriali.
Ci sarebbe poi anche un interesse giuridico relativo a decisioni spesso rimandate in pieno stile italico. Fatto sta che al momento resta la distinzione numerica tra radio locali, superstation e nazionali. Chissà per quanto ancora, almeno finché non sarà preso in mano un atto che chiarisca i grossi dubbi che mettono a rischio l’importanza delle dimensioni.

Post a cura della redazione di Consulenza Radiofonica – La professionalità On Air!

Scritto da: Consulenza Radiofonica

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