L’arrivo dei dati d’ascolto in una radio. Un momento che è allo stesso tempo attesissimo e temutissimo.
Se i risultati sono buoni, è concessa qualche pacca sulle spalle, compiacendosi del lavoro fatto. Subito dopo, ci si rimbocca le maniche per migliorare ancora il prodotto e continuare a crescere.
Se invece i numeri non sono quelli sperati, qualcosa non funziona. Cosa può essere successo? Ci potrebbe essere un nuovo concorrente, sul mercato, che ha creato una radio migliore. O semplicemente, l’offerta della propria emittente non incontra più i favori di un pubblico sempre più frammentato e tentato da un numero crescente di alternative.
Cosa fare, allora?
Ogni radio, oggi come oggi, se vuole attrarre investimenti, deve avere un formato ben definito. Radio di flusso, di programmi, musicale, talk radio, non importa quale: una radio con un formato preciso è una radio RICONOSCIBILE.
Che sia in FM o una web-radio, un’emittente ben costruita deve essere in grado di attirare un certo target di pubblico. La sua riconoscibilità crea nell’ascoltatore un senso di intimità e di affidabilità. Questo, lo porterà a tornare a sintonizzarsi, sicuro di trovare ciò che si aspetta.
Una volta stabilito il formato, che si può immaginare come il vestito che si vuole indossare (elegante, casual, sportivo ecc.). Si potrà poi passare a tutti quegli accessori che distingueranno “l’abbigliamento” della propria emittente dagli altri. Archivio musicale, clock, format per gli interventi in voce, l’efficacia dei propri jingle e liner, l’efficacia dei talk degli speaker: tutte possibili aree di intervento.
La musica che si sente in una radio è (eccezion fatta per le talk radio) il suo primo tratto caratterizzante, un vero e proprio biglietto da visita. Non conta che sia musica pop, rock, classica, italiana o internazionale. Gli ascoltatori di una certa radio, si aspettano un certo tipo di musica.
La scelta della musica
La prima tentazione di chi vede i propri ascolti calare, è di ampliare la proposta del proprio archivio. Così, una radio che trasmette musica anni ’80 e ’90 (per fare un esempio) inizierà ad inserire artisti degli anni ’60, ’70 e contemporanei, perché così “si amplia il proprio target potenziale”.
Un altro errore spesso riscontrabile è l’inclusione di generi musicali che poco c’entrano con il format adottato. Può capitare di sentire radio che programmano musica pop inserire brani rock o indie/rock. O magari, una contemporary hit radio che inizia a programmare oldies.
Risultato? Si scontentano i propri ascoltatori affezionati, cercando di prendere nuovi ascoltatori. I quali, non si capisce perché, dovrebbero migrare per sentire le stesse cose che già ascoltano da un’altra parte.
La vera differenza è fatta dalla qualità, non dalla quantità. Meglio mille canzoni che offrano una completa panoramica del genere preso in considerazione, che 10mila appartenenti a generi diversi, che interessino di volta in volta solo una fetta del proprio ascolto.
Ottimizzare l’archivio musicale sarà dunque la prima mossa di un editore accortosi di un trend negativo della propria radio. Si inizia con la catalogazione, ossia la risistemazione dell’intero archivio musicale, suddividendo per categorie i vari brani in base a parametri di gradimento, vendite, scelta musicale dell’emittente.
Poi si penserà alla gestione, ossia il mantenimento dell’archivio. Mantenimento che consiste negli inserimenti di novità settimanali e riposizionamento di categoria dei brani, in base ai parametri di classifiche certificate.
Prossimamente ci occuperemo di altri aspetti artistici delle che si possono migliorare con pochi, mirati, interventi.
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