Cosa fare per rendere meno pesante la pressione emersa con l’emergenza coronavirus?
È una delle domande che trova risposta nell’arte. Figure a vario titolo si sono unite per intrattenere grandi e bambini in un momento difficile per tutti. E a questo variegato gruppo di artisti non potevano mancare speaker e doppiatori, voci conosciute della pubblicità e del doppiaggio unite per una giusta causa.
La Banda del Bruco
Il bruco è un insetto felice, sapiente, e dietro agli occhiali ha due occhi grandi quanto il mondo. Così almeno viene animato. Così è nel caso de La Banda del Bruco. Il bruco è il capo banda e se volessimo assegnare un volto umano a questo animaletto allegro avrebbe esattamente quello di Paolo, speaker e doppiatore, primo tra gli ideatori del collettivo di voci che da settimane allieta le giornate di grandi e bambini. Come è nata l’idea di unire questo complesso di talenti lo spiega lui stesso: “In questo periodo pensavo ai bambini di amici perennemente a casa e sempre davanti alla Tv e ai videogiochi. Riuscire a tenerli impegnati su qualcos’altro era difficile”. Anche perché leggere non è un’attività motoria o unicamente tecnologica, per questo si fatica a trasformarla a misura da bambino. Ma Paolo spiega che oltre alla nobile motivazione fanciullesca ha sentito una spinta che convergeva verso una solidarietà collettiva capace di accogliere in uno spazio alcuni tra i più talentuosi talenti vocali, dando loro la possibilità di ricevere un tipo di feedback diverso da quello finora incassato. Quindi facendo emergere capacità nascoste: “Se anche facciamo dei piccoli errori non succede niente”, dice Paolo, precisando che tutto nasce con questi intenti.
Il motore della Banda

Insieme a Paolo a dare spinta al motore del Bruco ci sono Annalisa, Lucia, Roberta, Alessia, Alessia I., Arianna, Marianna, Mariangela, Janpa, Veronica, Daniele e Adriana. Tutti per metà anonimi. Perché lo scopo della Banda non è farsi pubblicità esclusiva. Oltre ai componenti citati, quindi, si aggiungono Mario e Marileda. Mario è stato tra i primi a raccogliere il messaggio inviato da Paolo passando immediatamente dalle parole ai fatti: “Avevo voglia di fare qualcosa in un momento in cui c’è bisogno di serenità. E poi la passione per il proprio lavoro, la recitazione, il mix delle fiabe e della parte cantata hanno fatto il resto”. Per Marileda, invece, oltre a dar voce alle fiabe il compito è gestire i contenuti sui canali social, Facebook e YouTube. È il lavoro sporco eseguito dietro le quinte, ma efficace ai fini del risultato. Marileda ha quindi inventato un linguaggio comunicativo risalendo alla semiotica di Umberto Eco, pur partendo dal fatto che “Il compito delle Brucovoci è quello di fare il loro mestiere. Metterci la voce. E di farlo bene.” È ciò che differenzia questo progetto da altri simili. A proposito di linguaggio, invece, la Banda ne ha studiato uno “a misura di bambino, perché il mondo della Banda del Bruco possa trasformarsi anche in un codice comunicativo poco segreto e molto speciale da condividere con la famiglia”. Quindi “La catena produttiva vede i nostri bruchi operosi realizzare gli audio, che passano una fase di ottimizzazione al comparto sound design come accade per qualsiasi prodotto professionale. Il lavoro in audio attraversa poi l’ultimo step che è quello del brucoteam media: i files diventano video statici con una grafica originale e dedicata e programmati in sequenza dal nostro team con una precisa calendarizzazione.”
La banda con un consulente per le radio
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